venerdì 23 gennaio 2009

Relazione del Commissario Sen. Massimo Brutti all'Assemblea PD Abruzzo

Relazione introduttiva Sen. Massimo Brutti
Assemblea Regionale PD Abruzzo
Pescara 16 gennaio 2009
Approvata con voto unanime dall’Assemblea con un solo astenuto

Il primo impegno cha abbiamo di fronte è guardare al di fuori di noi stessi. Soltanto così saremo in grado di costruire davvero il Partito democratico, in una fase di crisi che investe l'Italia e che è senza precedenti nella storia recente delle Repubblica.
In Abruzzo abbiamo subito, con le elezioni di metà dicembre, una pesante sconfitta, per ragioni politiche: per i vuoti e le difficoltà dell'azione di governo a livello regionale e perché il Pd non è riuscito a costruire quell'alleanza vasta di cui vi era bisogno e che sarebbe stata possibile. Nei sei mesi trascorsi dall'inizio della vicenda giudiziaria che ha travolto il vertice della giunta fino alle elezioni, il partito regionale non ha compiuto scelte politiche capaci di andare oltre l'amministrazione ordinaria e di imprimere una svolta alla nostra iniziativa.
Le incertezze nazionali si sono sommate alle difficoltà del partito abruzzese.
Come si supera la sconfitta? Come si crea una prospettiva nuova?
Anzitutto puntando sul partito e sul suo rinnovamento.
Per costruire il partito non basta trovare gli organigrammi giusti. Non basta decidere degli assetti interni. L'idea che ci ha mosso in questi mesi è che il prossimo Congresso nazionale debba giungere dopo una fase nella quale il partito si dà radici, si organizza come una comunità di donne e di uomini, in grado di interpretare e portare dalla nostra parte una vasta opinione pubblica che chiede equità sociale, moralizzazione e riforma della politica.
Sono queste le due priorità: da un lato il radicamento e la capacità di comunicare con le persone; dall'altro l'impegno a cambiare il volto della politica.
Chi ha sulle spalle lo spettro della crisi - e si tratta della maggioranza degli italiani - sempre meno tollera gli sprechi, il trasformismo, i favori, i privilegi, l'attaccamento cieco al potere che - nella crisi dei partiti - sono apparsi ed appaiono ai più elementi costitutivi della politica italiana.
Abbiamo parlato spesso di vocazione maggioritaria del partito democratico. Ebbene, essa dipende dalla capacità di rinnovamento che avremo. Non basta un programma riformista. Ad esso noi stiamo lavorando e la Conferenza programmatica di aprile sarà un momento saliente in questa prospettiva.
Ma il programma vale qualcosa se nasce da una consultazione e da una mobilitazione estesa dei ceti che la crisi penalizza, se è legato ad una mobilitazione di forze sociali e culturali: insomma, se riusciamo a fare in modo che una parte grande del paese si riconosca in esso.
C'è bisogno perciò di un lavoro molecolare, nei territori, per preparare bene la Conferenza programmatica e per porre le premesse di un recupero elettorale.
Propongo che in tempi brevi il Partito democratico abruzzese promuova due appuntamenti di riflessione, di proposta e di battaglia politica. Il primo è un incontro di tutti i responsabili dei circoli, per verificare a che punto siamo e per lanciare una vera e limpida campagna di tesseramento al partito. Credo che dobbiamo rimettere al centro dell'attività politica la figura dell'iscritto, stabilendo che egli abbia diritti certi. Un partito non è fatto soltanto di primarie; le primarie all'infinito generano disaffezione. Abbiamo bisogno di partecipazione vera e dobbiamo dare agli iscritti più diritti di quelli che riconosciamo ai simpatizzanti chiamati alle primarie. Altrimenti, qual è l'incentivo ad iscriversi?
Il secondo appuntamento è una conferenza di tutti gli amministratori abruzzesi del Partito democratico, per un bilancio di ciò che si è conseguito e per la definizione degli obiettivi futuri.
Il programma che va definito per l'Abruzzo e col quale ci prepariamo alle elezioni sarà credibile e coinvolgerà settori ampi della società regionale, se accanto alle grandi proposte nazionali noi riusciremo a costruire, attraverso una elaborazione collettiva, un quadro coerente di iniziative e battaglie riformiste nei territori.

Le risposte della destra alla crisi sono insufficienti. Le prime scelte del governo Berlusconi, immediatamente successive alle elezioni, mentre già era chiaro che entravamo in una fase dura e difficile, sono state inutili e dannose. Penso agli sprechi messi a carico della collettività nella vicenda contorta dell'Alitalia. Penso all'abolizione dell'Ici, anch'essa una fonte di spreco, in favore dei ceti medio-alti.
Sono venute poi le decisioni nervose e irragionevoli: i tagli alla scuola, all'università, alla ricerca. Il contrario di quel che si dovrebbe fare per investire sul futuro.
Voglio segnalare in particolare il carattere unilaterale e sovversivo dell'attacco alla scuola, di cui ancora nei giorni scorsi si è fatto portavoce, con toni parossistici, il ministro Brunetta. Noi dobbiamo difendere la scuola italiana e il lavoro di tanti - professori e personale non docente - che la fanno vivere. Così come non possiamo accettare la denigrazione sprezzante di tutti coloro che lavorano alle dipendenze dello Stato. Dove sono le proposte di riforma, dove le misure volte a premiare il merito? Abbiamo davanti un governo incapace di una politica anti-crisi coraggiosa e tale da unire gli italiani.
Per il lavoro politico e per l'impegno di riconquista del consenso che il Partito democratico dovrà condurre nei prossimi mesi in Abruzzo, io propongo di mettere al centro dell'analisi e delle nostre iniziative le questioni di fondo, che riguardano la crisi e le condizioni di vita delle persone.
Si accentuano progressivamente le difficoltà per i lavoratori, soprattutto delle generazioni iù giovani. Soffrono di più coloro che non hanno indennità di disoccupazione né alcun ammortizzatore sociale, come i precari.
I redditi da lavoro e da pensione perdono potere d'acquisto.
Viene razionato il credito bancario per le piccole e medie imprese, che contemporaneamente subiscono l'effetto negativo del ritardo dei pagamenti dovuti dalle pubbliche amministrazioni.
Noi abbiamo proposto di rafforzare gli ammortizzatori sociali, attraverso l'introduzione di una misura temporanea di sostegno al reddito dei disoccupati sprovvisti di copertura assicurativa, da associare ad attività di formazione e programmi di reinserimento lavorativo (da finanziare con 1,5 miliardo di euro).
Abbiamo proposto di ridurre le tasse su lavoro e pensioni attraverso l'innalzamento delle detrazioni sui redditi da lavoro dipendente, autonomo e da pensione. per un importo medio di 500 euro.
Abbiamo proposto di sostenere in modo concreto le piccole e medie imprese attraverso un fondo da 3 miliardi di euro per il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso le imprese fino a 250 dipendenti; utilizzando la Cassa Depositi e Prestiti per anticipare i pagamenti dovuti dalle pubbliche amministrazioni alle micro, piccole e medie imprese e finanziando i Confidi per ulteriori 500 milioni di euro;
Abbiamo proposto di attivare gli investimenti degli enti locali, prevedendo l'allentamento del Patto di Stabilità Interno per interventi emergenziali di carattere sociale e per spese in conto capitale, così da consentire agli Enti Locali di completare le opere pubbliche avviate e bloccate dalla Legge 133/08 (1 miliardo di euro), e dando così un impulso alla crescita.
Insomma, una manovra impegnativa (per un valore di 16 miliardi di euro) ed abbiamo indicato puntualmente i modi di reperimento delle risorse.
Si tratta di proposte ambiziose e radicali. Muovendo da esse dobbiamo dare battaglia nel parlamento e nel paese; e dobbiamo incalzare il governo affinché le sue scelte siano all'altezza dei problemi che incombono. Una convergenza su alcuni grandi interventi è ciò di cui avrebbe bisogno l'Italia, ma le condizioni politiche per questo salto in avanti non ci sono. La risposta del Governo, a tratti interlocutoria, a tratti negativa, rivela una sottovalutazione della gravità della crisi.

A parte l'inadeguatezza della destra, anche noi siamo deboli, nonostante l'elaborazione compiuta, nonostante le vie che indichiamo.

Non riusciamo a canalizzare le domande sociali di politiche anti-crisi e di riforma, perché lo strumento essenziale per fare questo, cioè il partito, vive una fase di incertezza e di appannamento.
E' questa condizione che va capovolta.

La situazione dell'Abruzzo non è diversa da quella generale del paese. Si è avuta nel 2008 una flessione della produzione industriale del 2,5 % ed un ulteriore calo dell'occupazione dell'1,1 %. La cassa integrazione è in crescita esponenziale anche in realtà finora trainanti per l'economia abruzzese, come le grandi aziende della Val di Sangro.
Vi è spazio per una iniziativa della regione, che noi dobbiamo proporre, sia in materia di ammortizzatori sociali, sia al fine di sostenere le imprese, specie medio-piccole. Occorrono misure urgenti per agevolare l'accesso al credito.
La regione non deve perdere l'occasione rappresentata dalla programmazione dei nuovi fondi europei e dei fondo FAS stanziati dalla finanziaria.
Gli obiettivi strategici per lo sviluppo della regione sono: la mobilità e le infrastrutture; l'ammodernamento e la messa in efficienza della rete idrica regionale, la creazione di un efficace e moderno sistema di smaltimento e riciclaggio dei rifiuti; la ricerca, l'energia, le fonti pulite e rinnovabili, la bonifica dei siti inquinanti.
Tutto ciò richiede contemporaneamente una politica selettiva di risanamento finanziario. A partire dal deficit sanitario, che grava pesantemente sulla programmazione e sulle politiche regionali: deficit ereditato dalla giunta di destra e rispetto al quale il nostro governo regionale aveva impostato una politica di contenimento e di rientro solo in parte attuata.
Possiamo saldare efficacemente l'iniziativa sulle grandi questioni nazionali che toccano l'Abruzzo con quella da sviluppare specificamente nella regione. Perciò credo che sia necessario avviare subito un lavoro comune di identificazione delle priorità e di attività congiunte tra il gruppo dei parlamentari nazionali dell'Abruzzo ed il nuovo gruppo regionale che si insedierà tra qualche giorno.
Il partito si forma e si rafforza soltanto nel vivo di un impegno politico volto all'esterno. Esistono le energie e le competenze per organizzare la battaglia politica sui temi veri che riguardano la vita dei cittadini? Sì, io so che in Abruzzo esistono, perché vi sono tanti militanti nostri, tanti dirigenti di partito, tanti amministratori in questa regione, che hanno condiviso la scelta del partito democratico e che oggi sono in grado di farla vivere, capaci di porsi come punti di riferimento di una nuova comunicazione con la società, di un lavoro di massa, per unire attorno a noi un arco vasto di strati popolari e di opinione pubblica che è disorientata ed alla ricerca di nuove ragioni di fiducia nell'agire politico.
Io sono qui per dare una mano, per contribuire ad un rilancio delle nostre forze e ad una svolta.
La decisione del commissariamento, assunta dal segretario del Partito democratico, che mi assegna un compito serio ed oneroso, non nasce dalle vicende giudiziarie, ma dalla sconfitta politica in Abruzzo e dall'opportunità che si è ravvisata di offrire un aiuto all'impegno del Pd in questa regione.
Tocca a me, in questo momento, lavorare per mettere a frutto tutte le risorse del partito e per arricchirle, utilizzando l'esperienza e la partecipazione di militanti e dirigenti che appartengono a diverse generazioni e contemporaneamente promuovendo con decisione un nuovo gruppo dirigente di giovani, al quale tutto il partito deve dare sostegno e fiducia. I giovani sono già presenti ed impegnati in primo piano nel Pd abruzzese e ciò si deve alle scelte buone che di recente sono state compiute, anche per merito di chi ha diretto le due forze politiche fondatrici del Pd e di chi ha avviato la sua fondazione.
Ma ora bisogna andare più avanti. Chi ha avuto compiti di direzione e ruoli pubblici di rilievo in questi anni deve avere la generosità e la lucidità di contribuire attivamente al ricambio.
Il segnale forte che deve venire dal nostro lavoro è che il Pd si rinnova e che il suo obiettivo è contribuire al rinnovamento ed alla moralizzazione della politica, in questa regione e in Italia.
Vorrei che lanciassimo, nelle prossime settimane, una grande offensiva politica per la trasparenza, per il rigore nelle istituzioni e nei comportamenti pubblici, con iniziative che siano di esempio, che partano dall'Abruzzo e mostrino la vocazione riformatrice del Partito democratico.

Dobbiamo costruire un nuovo patto tra politica e cittadini.
Cominciamo da noi stessi.


Propongo che il Pd si doti di un Portale dei Democratici abruzzesi come strumento di partecipazione e trasparenza del partito, a cominciare dal rapporto tra i propri rappresentanti nelle istituzioni e i cittadini. All’interno del Portale dovrà essere contenuta l’Anagrafe pubblica degli Eletti. Penso che lo Statuto Regionale del partito debba essere modificato per prevedere l’impegno degli eletti del PD ad aderire a tale anagrafe, a rendere note le proprie fonti di reddito (stipendi, rimborsi, gettoni di presenza ed ogni altra retribuzione o guadagno percepito), a far conoscere il proprio patrimonio; a dichiarare non solo i finanziamenti ricevuti, ma anche i doni (che se superiori ad un valore modico non dovrebbero essere accettati da chi ha responsabilità politiche); e poi, per quel che riguarda l'attività istituzionale, a documentare le proprie votazioni, le proposte di legge, le delibere assunte, le presenze nelle assemblee elettive, ecc. Chi sceglie l’impegno politico, chi rappresenta i cittadini ha un dovere in più: quello di rendere trasparenti tutti i propri comportamenti e le proprie scelte.
Anche la trasparenza delle attività amministrative va garantita con il massimo di rigore. Quali sono le spese? Quali gli appalti? Vi sono consulenti? Come vengono scelti? Quali sono i contratti e quali le retribuzioni? Su quali capitoli di spesa dell'amministrazione vengono pagati? A quanto ammontano le spese per gli staff, per gli uffici, per gli eventuali viaggi istituzionali sia dell’eletto sia dello staff (di cui va documentato lo scopo istituzionale), le spese telefoniche e per la dotazione informatica-

La politica deve essere capace di controllare e riformare se stessa, prima che si attivino i controlli giudiziari.
Come abbiamo detto più volte, noi rispettiamo il lavoro della magistratura.
Ci siamo battuti e ci batteremo per l’indipendenza e l’autonomia dell’ordine giudiziario, per la costituzione.
Esercitiamo ed eserciteremo il diritto di critica nei confronti dei provvedimenti giudiziari.
La critica è qualcosa di diverso dalla denigrazione dei magistrati, che tante volte è stata usata dal vertice della destra per sostenere spudoratamente i propri uomini messi sotto processo e condannati. Noi chiediamo che i procedimenti penali in vario modo riguardanti la politica abruzzese, da quello che ha dato luogo ai provvedimenti del 14 luglio ai più recenti si compiano in tempi ragionevoli; chiediamo che sia possibile al più presto – con la conclusione delle indagini preliminari – giungere ad una prima decisione emessa da un giudice terzo e poi eventualmente che si celebri in tempi ravvicinati il dibattimento, nel rispetto delle regole.
Abbiamo rivolto una critica, con argomentazioni meditate, all’altalena di provvedimenti giudiziari contraddittori relativi alle vicende di Pescara. Non mi sembra – a leggere le tre ordinanze – che vi fosse una necessità così stringente di disporre gli arresti domiciliari del Sindaco, in relazione ad un’inchiesta già in corso da tempo, sul cui impianto accusatorio abbiamo poi letto valutazioni alterne ed oscillanti nei provvedimenti del Giudice per le indagini preliminari.
Di fronte alle aspre polemiche che si sono aperte dopo la scelta ultima di Luciano D’Alfonso (il certificato medico, eccetera), non posso che ripetere quanto già ho detto. Si è trattato di una decisione personale che esprime comunque la volontà di compiere un passo indietro e di difendersi nel processo.
Quale che sia il giudizio sulla procedura seguita, questa volontà merita il nostro apprezzamento.
Ora spetta al Ministero dell’Interno verificare la regolarità della procedura e decidere. Noi rispetteremo la decisione del Ministero.
Il fatto che sia la giunta uscente a svolgere l’ amministrazione fino al voto di giugno - se così sarà – non è certo un fatto negativo, poiché si tratta di una compagine che ha una investitura democratica e rappresenta i cittadini di Pescara.
Alle prossime elezioni presenteremo il bilancio nettamente positivo della nostra amministrazione, che ha cambiato il volto della città. Confermeremo l’impegno a governare, a proseguire e sviluppare tutte le iniziative che hanno dato un’impronta nuova a Pescara dopo le pessime prove amministrative della destra.


Il PD dell’Abruzzo promuoverà assemblee periodiche in tutti i comuni e nelle singole province in cui amministratori ed eletti illustrino la propria attività: gli impegni assunti in campagna elettorale e portati a termine, quelli da portare a termine ed in quali tempi: sia per quanto riguarda le Amministrazioni da noi governate, sia per le iniziative e le proposte avanzate nelle istituzioni in cui svolgiamo il ruolo di opposizione.
E' questo un buon modo per incominciare la campagna elettorale.
Noi naturalmente sosterremo con l'impegno di tutto il partito i nostri amministratori uscenti e lavoreremo per ricandidare coloro che hanno svolto un solo mandato ed hanno lavorato tutti, spesso con significative realizzazioni, al servizio dei cittadini.

In questi giorni ho svolto una serie di consultazioni per poter assolvere nel modo migliore possibile al compito che mi è stato affidato. Il partito che vedo negli incontri, nelle assemblee a cui partecipo, mi sembra avere in sé forze vitali e capacità di radicamento. La sconfitta politica lo ha ferito, ma vi sono tutte le condizioni per una ripresa. Io avverto la necessità che si stabilisca un clima di fiducia più forte tra tutti coloro che rappresentano o dirigono il partito e che devono impegnarsi a costruirlo. Vorrei che ciascuno abbandonasse le logiche e le riserve mentali provenienti dalle appartenenze di ieri. Abbiamo un'opera comune da compiere.
Voglio dirlo con chiarezza: le spinte divaricanti devono essere combattute politicamente con fermezza ed io intendo farlo senza risparmio di forze. Se qualcuno pensa che si possa tornare indietro, che l'unità del partito democratico possa essere messa in discussione, magari con l'idea di poter ripiegare sulle identità del passato, ebbene sbaglia profondamente.
Ho criticato a suo tempo l'improvvisazione e l'eclettismo culturale che hanno segnato le posizioni di alcuni sostenitori del Pd, i quali immaginavano una nuova formazione politica fuori dalla storia, leggera, sospesa a mezz'aria: il partito dei gazebo, che si smontano quando viene la cattiva stagione, oppure vengono scoperchiati da un colpo di vento. Ma proprio per questo oggi vedo un'unica via. Costruire un partito vero: una organizzazione democratica che stia dentro la vita della società, che metta insieme le persone, che si ricolleghi alle grandi visioni della cultura democratica e repubblicana, agli interessi dei ceti popolari, ai principi della solidarietà e dell'uguaglianza.
Io sono qui per sostenere e per far prevalere questa linea politica. Il mio è un incarico a tempo. Non ho aspirazioni di nessun genere. Ho alle spalle una lunga ed intensa esperienza parlamentare e di direzione politica. Come avviene nei paesi civili, credo sia utile che chi ha lavorato per un notevole periodo in un'assemblea parlamentare torni poi alla propria attività lavorativa e professionale. L'ho fatto nei mesi scorsi ed intendo continuare a svolgere il lavoro che è mio e che mi porta nell'università a parlare con tanti giovani, ad insegnare, ma anche ad apprendere da loro.
Mi si chiede un impegno politico a tempo, e tuttavia capace di realizzare risultati di cui il partito in questa regione ha bisogno.
Intendo adempiere a questo compito con serietà. Se avessi partecipato alla cena di qualche sera fa tra alcuni amici miei e nostri, di cui hanno scritto i giornali, avrei detto io per primo che il mio incarico dev'essere temporaneo. Pochi mesi; collaborare alla preparazione delle elezioni, investire nuovi organi di direzione regionale e poi via. Saremo in grado di creare una nuova direzione e condizioni di normalità prima delle elezioni? Io mi adopererò a questo fine. Ma una cosa è la temporaneità, che significa accompagnare il lavoro del partito verso la scadenza delle elezioni e creare al più presto i presupposti di una nuova guida. Altra cosa è voler abbreviare questa temporaneità fino al punto di dire: "te ne devi andare subito".
Lasciare ora o fra un paio di settimane l'attività che ho appena iniziato sarebbe una scelta contraddittoria ed un cedimento ad una visione miope e sbagliata dell’emergenza abruzzese.
Io voglio essere il garante di una ripresa e di una forte spinta all'innovazione. E’ un obiettivo non solo da perseguire qui. E’ un obiettivo nazionale. Ma intanto cerchiamo di realizzarlo qui. La prima fase del percorso, quella che consiste nell'ascoltare, nel rendermi conto dei problemi, nel lavorare per unire le forze, non è ancora compiuta; ma è mio interesse ed interesse di tutti accelerare l’opera avviata.
Dovremo insediare nei prossimi giorni il nuovo gruppo regionale, che eleggerà la sua presidenza. Lavorerò per una soluzione condivisa, che contenga un chiaro messaggio di innovazione.
E' oggi troppo presto - proprio perché il percorso di ascolto e di garanzia che ho intrapreso è in fase di svolgimento - per definire nuovi organi regionali. Anche su questo punto, vi chiedo fiducia ed aiuto allo scopo di concludere quanto prima possibile.
Come vedrete, nella fase che ci attende vi sarà bisogno del lavoro di tutti ed io mi impegno ad utilizzare tutti i quadri che hanno vissuto le diverse stagioni della nostra storia politica di questi anni, non solo per la considerazione che ho di loro, ma perché il Partito democratico ne ha bisogno.
Il compito di promuovere pienamente un gruppo dirigente che esprima l'innovazione in tanto ha successo in quanto sia condiviso dai meno giovani e da tutti coloro che vogliono essere corpo attivo del partito. Vi chiedo disponibilità.
Sarà molto importante per rendere utile il mio impegno, la collaborazione dei segretari delle federazioni abruzzesi. Credo che essi debbano essere affiancati nell'opera che li attende da organismi agili e rappresentativi per ciascuna federazione. Ne abbiamo già parlato nelle consultazioni e qualche giorno fa nell'assemblea provinciale di Chieti.
Occorre avviare subito, a partire dai territori e tenendo conto delle loro peculiarità, la preparazione dei programmi e della piattaforma politica con la quale andremo alle elezioni. Io intendo partecipare al lavoro delle singole federazioni. E credo che l'assemblea di oggi debba dare un mandato per avviare subito il lavoro: sia quello dei territori, sia quello che io stesso potrò svolgere a livello regionale d'intesa coi segretari, con gli organismi che li affiancheranno ed in stretto raccordo con le assemblee provinciali e con l'assemblea regionale, a cui spetterà la discussione e l'approvazione delle linee programmatiche e politiche, quindi delle scelte fondamentali relative alle prove elettorali che ci attendono.


L'alleanza da costruire, nella chiarezza dei programmi e con un impegno reciproco alla lealtà, dev'essere ampia. Occorre crearne le premesse subito nei territori; ma noi dovremo ricercare anche tempestivamente una convergenza non effimera ed una intesa a livello regionale. La convergenza politica è da realizzare nel consiglio regionale. E lo stesso problema dobbiamo affrontarlo per le elezioni provinciali e per quelle comunali. Intendiamo avviare un confronto con l'Udc, che pensiamo possa in Abruzzo contribuire utilmente ad una coalizione con noi e con le altre forze che già insieme a noi hanno condotto la battaglia elettorale per le regionali.
L’incontro con l’UDC può essere un elemento di novità rilevante, non solo per lo scenario regionale.
Io credo d’altra parte che forze di sinistra, come Rifondazione e i Comunisti Italiani abbiano interesse alla formazione e al successo di amministrazioni capaci di venire incontro agli interessi dei ceti popolari, per questa prospettiva di governo lavoreremo.
E sono convinto che l’Italia dei Valori possa contribuire utilmente ad amministrazioni fondate su un’intesa limpida, fondata su un dialogo vero, senza soluzioni strumentali.

Pensiamo ad una coalizione capace di parlare a settori diversi della società abruzzese, anche rivolgendosi all'opinione pubblica moderata, che per molte ragioni tende ad allontanarsi dalla destra e può convergere con noi su un progetto riformista e di corretta amministrazione. Dobbiamo perciò partire con una proposta chiara e leale di ampia unità.
Nei contatti e nei rapporti che avvieremo con le altre forze politiche, è molto importante per noi, per le scelte da compiere, che dall'inizio si manifesti un reciproco rispetto. E' la precondizione essenziale. Noi - come ho già detto - sosteniamo i nostri amministratori uscenti; ne difendiamo il lavoro. Non accettiamo diktat dagli alleati che vogliano costruire con noi una coalizione. Il concetto stesso di diktat, di intimazione, è in stridente contrasto con il concetto di alleanza. Si cambia registro rispetto al passato recente, se qualcuno pensa di scegliere la via delle polemiche pretestuose contro di noi sbaglia ed avrà le risposte che merita.
Le scelte in materia di candidature noi le compiremo insieme, salvaguardando le risorse umane che abbiamo, tenendo conto dell'esigenza di valorizzare le nostre esperienze, i nostri uomini e le nostre donne, anche quando si tratterà di scegliere nell'ambito della coalizione candidati comuni che non appartengano al nostro partito.

Insomma riprendere la battaglia, costruire il partito, creare una vasta coalizione sono gli obiettivi e i doveri che abbiamo in questo momento.
Abbiamo la responsabilità noi di stare in campo, di offrire ai cittadini, ai lavoratori, alle famiglie un’alternativa credibile al declino dei nostri territori, alla cristallizzazione dei privilegi, alla decadenza della politica.
Abbiamo il dovere di creare e trasmettere ai giovani occasioni nuove di speranze.
Svolgeremo in questa prospettiva il compito che spetta, oggi a ciascuno di noi. . Con tutte le forze di cui siamo capaci.

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