giovedì 15 gennaio 2009

Contributo per la proposta programmatica del PD Abruzzo

Bozza incompleta e non corretta


COSTRUIAMO L’ABRUZZO DEL NUOVO SECOLO
Le linee programmatiche del Partito democratico per l’alternativa di governo


RISANAMENTO E SVILUPPO
RIFORMA DELLA P.A. REGIONALE
UN NUOVO WELFARE REGIONALE. SANITA’.
LO SVILUPPO SOSTENIBILE. NO AL CENTRO OLI
UN PATTO ETICO TRA LA POLITICA E I CITTADINI
QUALE PARTITO PER QUALE OPPOSIZIONE

Le elezioni del 14 e 15 dicembre hanno segnato una grave rottura nel rapporto di fiducia tra la società abruzzese e la politica.
Non vogliamo per nulla sottovalutare il significato della sconfitta subita dal centrosinistra e del risultato negativo del PD, ma la percentuale record del 47% di astensione segnala una crisi che colpisce tutta la politica e l’intera classe dirigente di questa regione.
Si è chiuso un ciclo che ha visto centrodestra e centrosinistra alternarsi al governo della Regione, senza avere la capacità di dare uno sbocco alla transizione di una Regione uscita dalla condizione di arretratezza storica, per entrare pienamente nel contesto della competizione del mercato integrato europeo con le altre regioni più avanzate.
Le maggiori attese di cambiamento erano riposte nel centrosinistra e nelle forze riformiste, fondatrici del PD abruzzese. Queste attese sono rimaste deluse, a causa delle incertezze, delle divisioni e delle debolezze di una coalizione, che pure aveva vinto largamente le elezioni del 2005; e a causa di un ritardo nel combattere la crisi che ha attraversato la classe dirigente di questa regione in tutte le sue componenti. Il contraccolpo è stato pesante; più della metà del nostro elettorato ha scelto non di schierarsi con la coalizione avversaria, né con altre forze del centrosinistra, ma di non recarsi alle urne.
Ora, alla luce della vittoria conseguita e del consenso ricevuto, che ha visto lo schieramento costruito attorno al PDL, prevalere con una maggioranza non schiacciante di pochi punti, è responsabilità del centrodestra e di Chiodi governare l’Abruzzo e guidare l’Abruzzo fuori dalla crisi. La coalizione che ha vinto, sotto l’apparenza di una forte semplificazione dei partiti, nasconde ancora tensioni e differenziazioni, con la presenza al suo interno, fortemente condizionante, dello stesso ceto politico che è stato protagonista delle passate gestioni fallimentari della destra abruzzese.
Compito del PD è costruire un’opposizione responsabile, senza sconti, capace di controllare l’operato della Giunta e della maggioranza in Consiglio regionale, di avanzare proprie proposte per la crescita dell’Abruzzo.
La situazione di grave difficoltà della nostra regione, in particolar modo a causa del pesante debito accumulato principalmente sotto la Giunta Pace, nel contesto della drammatica crisi economica e finanziaria internazionale, che coinvolge anche il nostro Paese, richiedono uno sforzo ed un impegno di tutta la società abruzzese per il risanamento, le riforme necessarie, lo sviluppo e la tutela dei ceti più deboli. Su questo piano, siamo pronti ad incalzare la Giunta del centrodestra e a trovare anche le necessarie convergenze nell’interesse comune del nostro Abruzzo, a patto che ci sia un’effettiva disponibilità al dialogo e alla condivisione da parte della Maggioranza sia con l’Opposizione e sia con le forze sociali.

Il Partito Democratico è nato in Abruzzo il 14 ottobre 2007 per avviare una nuova stagione della politica regionale. Una nuova stagione della programmazione, in primo luogo, affinché l’Ente regione torni a svolgere la sua funzione di legislatore e di programmatore dello sviluppo, riformando i sistemi che è necessario cambiare: all’Abruzzo serve una legge quadro per la ricerca e l’innovazione, una nuova legge quadro sul lavoro, sulle attività produttive, sul diritto allo studio.
Immaginiamo una Regione dove viga la trasparenza del mercato, l’effettività della concorrenza e della competizione, dove il rapporto tra pubblico e privato sia regolato da contratti chiari e codificati, sulla base di principi di legalità e di tutela dell’interesse generale dei cittadini, ove i servizi di rilevanza pubblica siano affidati a terzi, pubblici o privati, attraverso modelli europei di competizione e di trasparenza.Vogliamo ripristinare un senso etico della vita pubblica nelle istituzioni, ma anche tra gli operatori economici, perché ciascun attore pubblico e sociale, economico e istituzionale, sappia di concorrere al bene della comunità.
Il Partito Democratico è nato in Abruzzo per riformare la politica. Metteremo in campo proposte per ridurre i costi della politica e il peso della burocrazia, tagliando gli enti inutili e conservando solo quelli che possono svolgere un’effettiva funzione al servizio delle collettività con efficacia ed economicità. Proponiamo a tutte le forze politiche un patto per porre fine alla pratica dei manager degli enti e dei direttori delle Asl di nomina fiduciaria da parte della politica. Proponiamo che le nomine di manager e direttori di enti pubblici che svolgono servizi essenziali per le persone e per la collettività siano sottoposte a criteri di rigoroso accertamento delle capacità e dei meriti, affidandole a procedure imparziali ed indipendenti dalla politica.
Vogliamo costruire dall’opposizione, proponendoci come alternativa di governo, l’Abruzzo del nuovo secolo, e farlo con le tante energie e risorse di cui i nostri territori sono ricchi: la vitalità delle piccole e medie imprese, le famiglie, l’impegno e lo spirito solidaristico dei nostri lavoratori, la forza e la generosità del volontariato, l’associazionismo ed il terzo settore.

RISANAMENTO E SVILUPPO. USCIRE DALLA CRISI
La priorità per i prossimi anni dell’Abruzzo, per tornare ad essere una regione competitiva, capace di crescere e dare buona occupazione, è il risanamento dell’enorme debito pubblico, causato fondamentalmente dal deficit sanitario creato dalla Giunta Pace e dalle cartolarizzazioni. La Giunta Del Turco aveva impostato una politica di contenimento e di rientro solo in parte attuata. L’aumento delle addizionali fiscali imposto alla nostra Regione a causa del debito sanitario è oggi il principale ostacolo alla crescita economica e delle imprese. Occorre rispettare gli obiettivi di risanamento che la Regione ha concordato con il Governo, accelerarne l’attuazione al fine di ridurre o compensare entro il 2010 le addizionali fiscali che gravano su famiglie e imprese.
Il nodo da affrontare al fine di determinare le condizioni del risanamento è l’intervento rapido e strutturale sul sistema sanitario, per eliminarne le storture e gli sperperi. Occorrono decisioni drastiche e coraggiose, oltre ciò che il piano pur severo della Giunta di centrosinistra ha previsto. Bisogna evitare che la priorità del risanamento vada a togliere risorse nei prossimi anni a settori decisivi per affrontare la crisi economica nella nostra Regione: sociale, politiche di sviluppo e di sostegno alle imprese, istruzione e formazione, settori nei quali nei prossimi anni bisognerà invece spendere progressivamente di più e meglio, eliminando sprechi ed inefficienze. Una politica di risanamento severa dovrà quindi avere altri obiettivi, a cominciare dal rapido rientro del debito sanitario con le necessarie misure strutturali di contenimento e riduzione della spesa. Una politica di rigore dovrà mirare principalmente a rendere più efficiente la macchina burocratica, attraverso la riforma della Pubblica Amministrazione regionale, ad abolire gli enti strumentali inutili per ridurli a non più di 4-5 enti fondamentali di programmazione nei settori chiave (attrazione degli investimenti, turismo, politiche di sviluppo agricolo, casa…), a ridurre i costi della burocrazie e della politica, attraverso misure di moralizzazione della vita pubblica e di trasparenza nella gestione degli appalti e dei servizi, oggi troppo spesso gestiti non secondo criteri di efficienza ed economicità ed affidati all’esterno attraverso procedure opache. La codificazione dei contratti nel rapporto tra pubblico e privato, con la chiara attribuzione al pubblico di un ruolo di programmazione incisiva, a partire dalla sanità, l’affidamento a terzi, quando ne ricorrano i requisiti e la necessità, di appalti e servizi attraverso procedure europee, la creazione di un mercato competitivo e concorrenziale per la gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica dovranno essere pilastri fondamentali di una politica di rigore e risanamento.
Il risanamento non dovrà essere disgiunto da una politica di sviluppo. L’Abruzzo subirà, anzi sta già subendo, come il resto del Paese, gli effetti di una drammatica crisi economica internazionale senza precedenti. La recente indagine Cresa ha evidenziato una flessione della produzione industriale nel 2008 del 2,5% ed un ulteriore calo dell’occupazione dell’1,1%. La cassa integrazione è in crescita esponenziale, anche in realtà finora trainanti per l’economia abruzzese come le grandi aziende della Val di Sangro.
Occorre quindi che compatibilmente con le risorse disponibili, la Regioni si concentri su quelle misure che sono necessarie per sostenere la piccola e media impresa, che maggiormente subirà i contraccolpi della crisi, per affrontare le difficoltà dei lavoratori e della famiglie con reddito medio e basso, per rilanciare la crescita. Per ciò che riguarda le piccole e medie imprese, la maggiore criticità, insieme con il carico fiscale, è la stratta creditizia in atto. Sono urgenti misure che agevolino l’accesso al credito, in primo luogo con la revisione e il potenziamento dei Consorzi fidi, come proposto da diverse associazioni di categoria, per farne strumento di per la gestione delle dinamiche di prezzo del denaro, attraverso processi valutativi oggettivi, e di mitigazione del rischio delle operazioni finanziarie, attraverso anche un aumento della patrimonializzazione dei confidi, e misure che favoriscano la fusione dei consorzi. In questo contesto, bisogna ripensare il ruolo della FIRA: abolizione e costituzione di una nuova finanziaria con compiti esclusivi di sostegno al credito, con particolare riguardo ai venture capital (?).
La crescita competitiva delle imprese infine passa fondamentalmente attraverso l’investimento in ricerca, innovazione, formazione. Occorre una Regione amica delle imprese, che ne accompagni il processo di nascita e di sviluppo. La questione principale da affrontare in Abruzzo è favorire la crescita dimensionale, la capacità competitiva e la internazionalizzazione delle PMI.
Fare crescere l’Abruzzo, realizzare le politiche prima indicate, data la ristrettezza delle risorse, vuol dire innanzi tutto programmazione, scelta delle priorità, utilizzo ottimale dei fondi disponibili. Occorre non perdere l’occasione rappresentata dalla programmazione dei nuovi fondi europei e dei fondi FAS stanziati dalla Finanziaria. L’utilizzo di questi fondi va indirizzata e concentrata su pochi macro obiettivi strategici, che sono quelli che possono determinare una crescita dei vantaggi competitivi per le imprese e il rilancio dello sviluppo, riducendo le diseconomie presenti nei nostri territori. I macro obiettivi su cui lavorare sono: A) MOBILITA’ ED INFRASTRUTTURE B) ACQUA E RIFIUTI: ammodernamento, messa in efficienza e potenziamento della rete idrica regionale; creazione di un efficace e moderno sistema di smaltimento e riciclaggio dei rifiuti C) RICERCA, investendo su progetti quali quello del Campus della Val di Sangro D) ENERGIA, la riconversione ecologica dell’economia abruzzese, la ricerca e l’investimento nelle fonti pulite e rinnovabili (sole, vento, fotovoltaico, ecc.), i progetti di efficienza energetica per aziende e imprese ( l’8 per mille delle imprese abruzzesi investe in tali progetti, un dato sopra la media nazionale, più di Emilia Romagna e Lombardia) può essere una grande occasione di sviluppo e di creazione di lavoro per la nostra regione E)BONIFICA DEI SITI INQUINANTIE’ necessario infine un quadro condiviso di opere pubbliche strategiche da realizzare nei prossimi dieci anni per la modernizzazione della rete infrastrutturale regionale. Riteniamo si debba ripartire dall’intesa raggiunta tra il Governo Prodi e la Regione Abruzzo, e dal piano quinquennale Anas. Attuare il federalismo infrastrutturale con società di scopo tra Regione ed Anas per la realizzazione della pedemontana Abruzzo – Marche e di altre opere strategiche. Bisogna inoltre puntare sulle infrastrutture immateriali, che in tempi più rapidi possono contribuire a rendere più competitivi i territori abruzzesi, e a ridurre i divari tra zone più sviluppate e aree interne, con una massiccia diffusione delle nuove tecnologie dell’informazione (internet, Ibs, e governement).

La politica di sostegno alla crescita deve essere accompagnata da misure volte a favorire l’occupazione, a ridurre l’impatto sociale della crisi, ad aiutare i lavoratori espulsi dai processi produttivi, ad inserire i gruppi sociali svantaggiati, i giovani e le donne nel mondo del lavoro. Le priorità sono:
- un piano straordinario per l’occupazione giovanile, utilizzando a tal fine le risorse comunitarie disponibili, attraverso tirocinii e borse lavoro, al fine di creare nel corso di un anno almeno 10 mila opportunità di lavoro, coinvolgendo imprese agenzie formative scuole e università
- l’aumento delle risorse disponibili per la cassa integrazione, con particolare riguardo alle categorie escluse dal sostegno al reddito in caso di disoccupazione: lavoratori delle imprese sotto i 15 dipendenti, contratti a tempo determinato, lavoratori atipici
- politiche di conciliazione tra lavoro e cura famigliare, con particolare riguardo ad un piano per gli asili nido e agevolazioni per le imprese che assumono manodopera femminile.
RIFORMARE LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE REGIONALE.
L’altro grande obiettivo su cui il PD intende incalzare la Giunta del centrodestra è la riforma della pubblica amministrazione regionale. Un fattore decisivo della competitivita del sistema territoriale è quello della “governance”, intesa nel senso di snellimento delle funzioni amministrative della pubblica amministrazione, rinunciando a quelle orientate alla intermediazione della spesa ed alla produzione di beni pubblici non essenziali, per concentrarsi sulle funzioni di intelligence, di indirizzo politico, di coordinamento e poi di controllo e valutazione, che sono centrali alla buona realizzazione dei programmi di sviluppo. La buona governance del settore pubblico richiede una amministrazione snella che segua il principio della “accountability”, cioè sia responsabile e dia conto del proprio operato; le cui attività siano trasparenti e non burocratiche ed incomprensibili per il cittadino; che sia efficiente, nel senso che sia in grado di stabilire un buon rapporto tra valore prodotto e costo per la comunità. Queste caratteristiche richiedono alla pubblica amministrazione di rispettare regole di gestione del settore pubblico basate sul controllo di efficienza, monitoraggio valutazione e verifica presso il consumatore che paga e fruisce dei servizi. Per una buona governance è necessario che la sua attività consenta la partecipazione dei cittadini singoli ed associati alle scelte di indirizzo e soprattutto a quelle operative. Il rispetto di queste caratteristiche di governance dà alla PA la legittimità di produttore di beni pubblici essenziali. Le Regioni europee più prospere hanno seguito questa governance del settore pubblico e su di essa è fondata la trasformazione delle regioni del centro-nord; la correlazione tra questa concezione della governance e la competitività del sistema economico e sociale è forte, e si trasmette attraverso policy chiare, focalizzate ed efficienti; ma anche attraverso meccanismi di mercato concorrenziali tra istituzioni che non permettono di sviluppare rendite improprie, e altre inefficienze a spese del cittadino.
Proponiamo una radicale semplificazione degli strumenti operativi, con la creazione di un’unica Agenzia che si occupi di attrazione degli investimenti, e l’incentivazione dell’associazionismo degli enti locali, in particolare per la gestione associata degli sportelli unici per le attività produttive. In generale serve una decisa riduzione degli enti strumentali, continuando sulla strada già intrapresa dalla Giunta regionale di centro-sinistra della riduzione degli Ato sia per la gestione dei rifiuti, sia per il ciclo idrico integrato. In prospettiva, proponiamo che entro il 2013 si arrivi ad un’ulteriore riunificazione degli ambiti ottimali e ad una drastica semplificazione degli enti strumentali. Basta un solo Ato per la gestione dell’acqua, una sola agenzia regionale per la casa con il trasferimento delle competenze degli Ater ai comuni, possiamo ridurre il numero delle Asl, per arrivare a tagliare circa 40 enti inutili.
UN WELFARE PER LE PERSONE. UNA RIFORMA STRUTTURALE DELLA SANITA’Vogliamo creare in Abruzzo un moderno welfare per le persone a dimensione regionale, un welfare della solidarietà e della cittadinanza attiva, capace di sostenere ed affiancare le persone nel loro percorso di nascita, formazione, lavoro, crescita professionale, invecchiamento. Siamo consapevoli che il nuovo assetto regionalista, il processo di federalismo fiscale che sarà avviato con le riforme in discussione sul piano nazionale, determinano una sempre maggiore competenza delle regioni in questo campo, e non vogliamo trovarci impreparati. Un Welfare imperniato su politiche attive di intervento, sulla valorizzazione del ruolo del terzo settore, della cooperazione, del volontariato, capace di mettere in campo servizi mirati per le persone, non solo è una garanzia di solidarietà e di diffusione di una cittadinanza consapevole, ma è anche un formidabile volano di crescita economica, di contrasto della povertà e di opportunità di lavoro.E’ evidente che in Abruzzo non sarà possibile creare un moderno welfare per le persone se prima non mettiamo mano alla riforma strutturale del sistema sanitario regionale, abbattendo il debito accumulato, per liberare risorse e creare le condizioni di una sanità regionale efficiente e funzionale alla tutela effettiva del diritto alla salute.Il centrosinistra, in questi anni, dopo la vittoria delle elezioni del 2005, ha trovato nella sanità regionale un Sistema senza regole nel pubblico e nel privato, con indirizzi delle leggi e delle intese Stato- Regioni disattesi e inapplicati, un Osservatorio epidemiologico non messo nelle condizioni di funzionare per scarsità di risorse e personale. La prima necessità è stata quella di verificare la reale dimensione del debito, che è emerso essere superiore di tre volte a quello dichiarato, per un ammontare di circa 1,4 milioni di euro. Molto è stato fatto per affrontare questa drammatica situazione. Sono state ristabilite le regole per il pubblico e con il privato, con accertamenti veri e rigorosi che hanno portato all’individuazione di 118 milioni di somme non dovute da parte delle Asl, di cui 60 nei confronti di un solo gruppo privato. E’ stata approvata la Legge n. 6 del 2007 per stabilire i criteri di appropriatezza dei ricoveri e per i regimi alternativi al ricovero, con l’obiettivo di portare il tasso di ricoveri dell’Abruzzo che oggi è del 250 per mille alla media nazionale di 149. Così come la legge sulle autorizzazioni e gli accreditamenti, per dare regole chiare rispetto alla garanzia della qualità dei livelli di assistenza.
E’ stato varato il Piano di riordino della spesa ospedaliera con l’obiettivo di ridurre, come stabilito dalle norme nazionali, dal 5,5 per mille al 4,5 per mille il numero dei posti letto per abitante. Contestualmente al Piano di riordino, sono state approvate le linee guida del Piano Sanitario.
Il nuovo Governo regionale dovrà proseguire su questa linea già tracciata, sapendo che altre scelte difficili dovranno essere compiute per rendere più rigoroso e accelerare il processo di risanamento del sistema sanitario regionale. Non basta infatti ristabilire regole severe e chiare per ciò che riguarda il rapporto pubblico-privato, dato che gran parte del debito è comunque legato agli sprechi e alle inefficienze del sistema ospedaliero pubblico e al tasso eccessivo di ospedalizzazione. Solo quindi con scelte nette, sarà possibile liberare le risorse necessarie per una profonda ristrutturazione della sanità regionale, in direzione della qualità delle prestazioni e dell’assistenza, del rispetto dei livelli essenziali di assistenza, dell’efficienza e dell’efficacia. E’ quindi ineludibile intervenire sul nodo del ripensamento del ruolo degli ospedali pubblici, con l’aziendalizzazione degli ospedali maggiori e la riconversione dei piccoli ospedali. Il sistema ospedaliero abruzzese deve puntare sull’eccellenza, in campo scientifico, medico-sanitario, tecnologico. Solo così daremo un’assistenza di qualità a chi ne ha bisogno, ridurremo il fenomeno di chi deve andare in altre regioni o persino all’estero per curarsi dalle malattie più gravi, libereremo le risorse necessarie per sviluppare i servizi sul territorio, l’assistenza domiciliare integrata, i distretti di base.
Questi sono i presupposti per l’attuazione del Piano sanitario regionale 2008-2010 che dovrà essere attuato dal nuovo governo regionale, secondo i seguenti obiettivi strategici:- il potenziamento dell’offerta dei servizi territoriali da realizzarsi attraverso il progressivo spostamento di risorse economico-finanziarie dal macrolivello ospedaliero e con la riorganizzazione dell’assetto distrettuale;
- la ridefinizione dell’offerta ospedaliera orientata all’appropriata e tecnologicamente avanzata assistenza al paziente acuto e alla garanzia delle situazioni di emergenza- urgenza;
- il potenziamento dei servizi e degli interventi di prevenzione individuale e collettiva;- la valorizzazione dell’intero sistema delle cure primarie, anche attraverso la promozione delle forme evolute di associazionismo medico (Unità Territoriali di Assistenza Primaria , Casa della salute, ecc.);
- la sostenibilità economica del sistema a garanzia dei livelli essenziali di assistenza, attraverso una forte politica di responsabilizzazione dei generatori di spesa e una incisiva lotta agli sprechi.
L’altro pilastro di un nuovo welfare regionale è nell’integrazione socio-sanitaria. Al più presto dovrà essere attuata la riduzione del numero degli ambiti sociali, per farli coincidere con il numero e l’articolazione territoriale dei distretti sanitari di base; l’identità territoriale è il presupposto infatti indispensabile di una reale integrazione, non solo proclamata, tra politiche di intervento sociale e politiche di assistenza sanitaria.
Bisognerà inoltre sottoporre a revisione il Piano sociale regionale, per superare i limiti del piano precedentemente approvato con fretta e senza la necessaria condivisione con gli attori sociali e con il territorio. Le linee del nuovo piano dovranno essere la sussidiarietà verticale ed orizzontale, un maggiore protagonismo del terzo settore. Le criticità da affrontare sono; a) l’esistenza di una popolazione molto anziana, circa il 20% della popolazione ha più di 60 anni, con particolare riferimento al problema degli anziani non autosufficienti; b) l’assoluta insufficienza nella nostra regione degli asili nido e dei servizi per l’infanzia e l’adolescenza; c) questi due fattori ostacolano l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro, e determinano il fenomeno assai diffuso della famiglie mono reddito largamente esposte al dramma della povertà; d) la qualità delle prestazioni e quindi la necessità di investire in maniera consistente sulla formazione degli operatori.Infine, il terzo pilastro di un nuovo welfare sono le politiche del lavoro, l’integrazione tra formazione e servizi per l’impiego. Il nuovo modello sociale europeo, proiettato verso l’economia della conoscenza, mette al primo posto la strategia per l’occupazione, la crescita del capitale umano, l’occupabilità per giovani, donne e lavoratori adulti, la diffusione delle competenze. Queste priorità in Abruzzo si pongono con particolare emergenza, a fronte di un tasso di occupazione femminile tra i più bassi in Italia, di un tasso di disoccupazione giovanile al 17% rispetto alla media regionale di poco superiore al 6%.Proporremo una nuova Legge regionale per il lavoro, che consenta di non disperdere le risorse e una seria programmazione delle risorse comunitarie, da destinare alla creazione di poli di competitività, che a partire dall’analisi dei fabbisogni delle imprese colleghino strumenti operativi e politiche per l’orientamento, la formazione, il tirocinio. Si tratta di mettere in campo veri e propri network, con la partecipazione di banche, fondazioni, università, mondo della ricerca, imprese. In particolare, il tirocinio dovrà diventare lo strumento principe per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.
LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Vogliamo fare dell’Abruzzo una regione protagonista nell’era dello sviluppo sostenibile. Per la sua tradizione e per la sua configurazione la nostra regione può svolgere un ruolo leader in questo campo. Siamo convinti che il binomio qualità della vita/qualità dell’ambiente può rappresentare la vocazione fondante dell’identità abruzzese, la sua funzione in chiave europea. La regione Abruzzo ha il primato europeo per quota del territorio coperta da aree protette: un terzo. Questa sua peculiarità, una politica di valorizzazione delle risorse ambientali e della qualità dello sviluppo possono essere anche una grande occasione per attrarre investimenti e programmi comunitari, puntando anche sulla fiscalità agevolata. L’intera strategia per la valorizzazione delle risorse ambientali si nutre di progetti di investimento e azioni di cooperazione che sfruttano le opportunità finanziarie e tematiche offerte dalle iniziative attivate dall’Unione Europea.Lo sviluppo della progettualità resta uno dei principali obiettivi in tutte le tematiche connesse alle politiche per l’ambiente: dal miglioramento della capacità di progettazione e di governo dei progetti di sviluppo sostenibile e tutela ambientale, al potenziamento delle capacità di ricerca e sviluppo e della produzione di energia rinnovabile, alla valorizzazione delle biodiversità, alla tutela e al ripopolamento faunistico degli animali a rischio, alla promozione dell’educazione ambientale, all’adozione e alla diffusione di costruzioni e tecnologie a basso impatto ambientale, alla salvaguardia idrogeologica e all’ottimizzazione dell’uso delle risorse idriche.
Inoltre, riteniamo che i territori costituiscano una risorsa per lo sviluppo, a patto di migliorarne l’attrattività attraverso politiche adeguate: efficienza ed economicità dei servizi pubblici locali, qualità dell’aria da tutelare con strumenti di monitoraggio, controllo ed intervento, efficienza della gestione dei rifiuti, ottimizzazione delle risorse idriche, disponibilità di energia.
Siamo convinti che il futuro della nostra regione è nell’unire sviluppo economico, insediamenti produttivi e qualità dell’ambiente, dell’aria, del paesaggio, valorizzazione e tutela delle risorse che il territorio esprime, conciliando industria, agricoltura, terziario.Per queste ragioni, diciamo no all’insediamento del Centro OLI, e chiediamo che il nuovo governo regionale attivi tutte le iniziative opportune e necessarie a tal fine.Valorizzare i territori significa anche mettere in campo una politica di coesione territoriale, valorizzare le diversità, metterle a rete e a sistema, per fare della regione un unico soggetto di sviluppo.
L’Abruzzo è l’unione di montagna, piccoli comuni, costa, zone interne, città distretto (Avezzano, Sulmona, Giulianova, Ortona, Lanciano, Vasto), città capoluogo e area metropolitana. Ciascuna di queste realtà deve esprimersi nelle sue potenzialità ed interconnettersi con le altre per poter dare vita a quella Regione Urbana diffusa che è l’Abruzzo, che solo in quanto tale, unita e coesa, può essere protagonista dell’economia della conoscenza e sostenibile, protagonista della competizione internazionale e dell’integrazione europea. Regione che a sua volta nella sua unitarietà deve collegarsi ai principali flussi di traffico internazionale delle merci e delle persone, facendone una regione cerniera tra il corridoio tirrenico e l’area adriatica, tra l’Europa continentale, i Balcani e più in generale l’Area Mediterranea, mediante una rete infrastrutturale moderna, efficiente, sostenibile.
Servono politiche ed interventi per i piccoli comuni, con particolare riferimento a quelli montani e delle zone interne, per ridurne l’isolamento, per favorirne l’inserimento nelle dinamiche economiche e culturali regionali, per aggregarli nella gestione dei servizi, al fine di migliorarne la qualità della vita.
Servono politiche urbane per rendere accessibili le città, per accelerarne l’ingresso, per facilitarne l’accoglienza, e per renderne più lenta, più socievole, più aggregante la vita interna, per farne comunità inclusive.
La modernizzazione della rete infrastrutturale è lo snodo decisivo per unire miglioramento della qualità della vita, tutela dell’ambiente, competitività del sistema economico. Il principale problema dell’Abruzzo è da questo punto di vista lo sbilanciamento del suo sistema di trasporti verso il trasporto su gomma, che rappresenta più del 90% del traffico di merci e di passeggeri, con un ingolfamento e sovraccarico della rete stradale. Occorre una drastica “cura del ferro”, con lo sviluppo delle rete ferroviaria, ed un potenziamento della rete portuale, che faccia dei porti abruzzesi un unico sistema integrato, anche attraverso la costituzione di un’Agenzia portuale. Le priorità sono, per il traffico di merci: lo sviluppo della rete portuale; lo sviluppo dell’intermodalità terrestre; l’evoluzione della logistica industriale; per il traffico passeggeri: lo sviluppo del SFMR (Servizio Metropolitano Ferroviario Regionale) coordinato con il Trasporto Pubblico Locale regionale e comunale; il potenziamento e la velocizzazione della rete ferroviaria regionale e della trasversale Pescara-Roma; politiche conseguenti e coordinate di accesso del traffico privato e potenziamento del sistema di parcheggi nelle aree urbane e metropolitane.Per la qualità dello sviluppo e dell’ambiente della nostra regione è fondamentale l’attuazione del Piano Energetico Regionale recentemente adottato. Negli ultimi dieci anni la produzione di energia elettrica in Abruzzo è aumentata del 60%, grazie in particolare alla crescita dell’offerta di energia da fonti non rinnovabili. La percentuale di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (40% circa) – in particolare, da fonte idroelettrica ed eolica– in Abruzzo è comunque una delle più elevate tra le regioni italiane. Nonostante lo scarso livello di diversificazione delle fonti, l’Abruzzo presenta a livello nazionale primati di innovatività sia nella produzione fotovoltaica che in quella eolica. Quasi completamente assente, e attualmente solo in fase di sperimentazione, è la produzione di energia da biomasse e rifiuti.
Il settore della produzione di energia presenta notevoli opportunità di crescita nel settore delle fonti alternative di energia (fotovoltaico, eolico, biomasse vegetali e da rifiuti) nell’ottica sia di elevare la quantità di energia disponibile (conseguendo livelli più elevati di autosufficienza e/o di sostituzione delle fonti non rinnovabili) che la sua qualità sulla strada di uno sviluppo maggiormente sostenibile.
Una maggiore autosufficienza energetica avrebbe ricadute positive anche sulla competitività del sistema produttivo regionale.
Lo sviluppo sostenibile richiede una moderna politica turistica che valorizzi tutte le risorse di cui il territorio abruzzese dispone: il turismo naturale, i parchi, i borghi, il mare e la montagna, il turismo religioso. A tal fine, proponiamo la riforma dell’APT , secondo le linee di recente proposte anche dalla Confesercenti, con le funzioni di programmazione, di informazione e promozione regionale affidati all’APT e le funzioni di promozione locale affidate ai Comuni; a fianco a ciò sarebbe importante la creazione di una struttura agile pubblico-privata per la promozione e il sostegno alla commercializzazione.

UN NUOVO PATTO ETICO TRA CITTADINI E POLITICA
Proponiamo a tutte le forze politiche regionali di concordare e condividere un nuovo patto etico, per superare la drammatica crisi di fiducia dei cittadini verso la politica, che si è manifestata con il voto del 14 e 15 dicembre. Queste le nostre proposte:1. L’affidamento a terzi di appalti e servizi pubblici di rilevanza economica avvenga sempre mediante gare ad evidenza pubblica, secondo procedure trasparenti verificabili dai cittadini.2. La scelta dei Direttori generali, dei Direttori amministrativi e dei Direttori sanitari deve essere depoliticizzata, per essere affidata ad una selezione imparziale ed oggettiva esclusivamente secondo criteri di capacità e di merito. Proponiamo che per la loro nomina sia fatta anche una procedura di valutazione e di indicazione da parte del Consiglio dei Sanitari, effettuata sulla base dei curricula, fermo restando il potere di nomina da parte del Presidente della Giunta regionale come stabilito dalla legge.3. Gli amministratori delle società pubbliche o miste di nomina regionale non percepiscano indennità nel primo anno di attività. L’indennità sarà fissata ed erogata dopo il primo esercizio, a Bilancio consuntivo approvato, sulla base dei risultati ottenuti, giudicati da un Nucleo di Valutazione composto dai presidenti regionali degli Ordini professionali.4. Vogliamo ridurre le indennità dei consiglieri regionali, e restituire alla loro funzione il valore di servizio alla collettività disinteressato e generoso. Riteniamo che le indennità dei consiglieri non debbano essere più parametrate alla condizione del magistrato di Cassazione, ma a quella dei Presidenti di Provincia e dei Sindaci dei Comuni capoluogo.5. Tutti i consiglieri regionali siano obbligati ogni tre mesi a rendicontare quanto hanno fatto per il territorio e per la regione, quante leggi regionali innovative hanno presentato, quanti provvedimenti hanno proposto per l’interesse generale della comunità, mediante la convocazione di Assemblee pubbliche aperte a tutti i cittadini, presso la sala della Provincia di appartenenza. Si stabiliscano per legge penalità per chi non adempie tale obbligo, dalla riduzione proporzionale della indennità alla sanzione mediante biasimo nella prima seduta utile del Consiglio, fino alla non ricandidabilità.
6. Si introduca nella legge elettorale regionale il limite di due legislature consecutive per la ricandidabilità dei consiglieri regionali, come avviene per i Sindaci e i Presidenti di Provincia.7. Si limiti la pratica dei cambi di “casacca” politica e di partito secondo le convenienze, chiedendo l’impegno solenne dei partiti a non candidare nelle proprie liste chi durante la legislatura cambia gruppo consigliare di appartenenza. Per quanto ci riguarda, lo stabiliremo come regola nel nostro Statuto regionale.
8. Proponiamo di vietare per legge, anche con la necessaria modifica dello Statuto della Regione Abruzzo, la costituzione di Gruppi consigliari, che non corrispondano a liste presentate alla competizione elettorale regionale, e quindi di gruppi politici e consigliari non sottoposti al vaglio dei cittadini.
9. Proponiamo di istituire un’Anagrafe patrimoniale degli eletti, degli amministratori e dei dirigenti regionali dei partiti presenti nell’Amministrazione regionale.
10. Si stabilisca l’obbligo tassativo di rendere conoscibili, mediante la pubblicazione sul portale della Regione Abruzzo, tutte le proposte di decisione e le decisioni adottate dal Consiglio, dall’Ente Regione e da tutti gli Enti controllati dalla Regione Abruzzo.



QUALE PARTITO PER QUALE OPPOSIZIONE

Per costruire una credibile alternativa di governo serve un partito forte, robusto, radicato nella società e nel territorio.
Occorre una sinergia e un coordinamento efficace tra presenza istituzionale del partito, organizzazione territoriale, amministratori e gruppi dirigenti, nel rispetto dell’autonomia tra partito e istituzioni. Non un partito di funzionari e non un partito di eletti, ma un partito di cittadini attivi e partecipi, che sappia avvalersi di una struttura organizzativa agile e “competente”, di dirigenti e di rappresentanti nelle istituzioni preparati e non inamovibili, in cui la regola sia il ricambio e il limite di due mandati per ogni tipo di incarico politico ed elettivo. Immaginiamo un partito capace di valorizzare le sue tante risorse, a partire dagli amministratori, dai volontari, dai dirigenti dei circoli, dalle tante intelligenze che lo animano, che ristabilisca un patto tra generazioni e generi, che consenta lo scambio ed il ricambio tra uomini e donne, tra dirigenti e militanti provenienti da esperienze e generazioni diverse, che torni a selezionare il gruppo dirigente. Pensiamo ad un partito articolato in due livelli: uno programmatico-istituzionale e uno politico-organizzativo tra di loro coordinati, capace di far interagire territori, competenze e rappresentanze elettive ed istituzionali, anche attraverso l’utilizzo della rete informatica.
Il PD Abruzzo si doterà di un Esecutivo suddiviso per aree tematiche, che supporti sul piano politico l’iniziativa del Gruppo consigliare, con il coinvolgimento degli stessi consiglieri regionali, degli amministratori e degli eletti, affiancato da forum che si avvalgano dell’apporto e del contributo dei cittadini, portatori di interessi e di competenze. Questo Esecutivo dovrà essere affiancato da una Segreteria snella ed operativa, da organi collegiali che funzionino democraticamente, capaci di assicurare rapidità e trasparenza alle decisioni. Fondamentale sarà la creazione di un’Area studi, ricerche e formazione del partito per l’elaborazione delle politiche e degli indirizzi, la formazione dei gruppi dirigenti.
Infine occorre una revisione dello Statuto di recente approvato, alla luce delle esperienze di questi mesi, per rendere più chiare e rigorose le regole della vita interna, a partire dalle incompatibilità tra incarichi di partito e incarichi istituzionali che devono essere disciplinate in maniera chiara al fine di evitare sovrapposizioni di competenze e di ruoli.
Un partito radicato e capace di iniziativa ha bisogno di organizzazione e risorse, e a tal fine occorre una rigorosa applicazione di quanto prevede il Regolamento finanziario regionale, in particolar modo per quanto attiene il sostegno economico degli amministratori e degli eletti alla attività del partito.
Vogliamo costruire un partito fortemente innovativo nei metodi e nei contenuti, che si apra alla società, che funzioni secondo criteri di ricambio e rinnovamento dei gruppi dirigenti, sulla base di percorsi rigorosi di formazione e selezione degli stessi. Un partito libero dai condizionamenti del passato, che sia davvero un partito nuovo e non di ex, non ossificato da notabilati e correnti cristallizzate, in cui sia possibile il pluralismo delle idee ed il confronto, ma anche capace di decidere e agire con responsabilità.
Vogliamo che il PD Abruzzo torni ad essere un partito a vocazione maggioritaria, che si propone come alternativa di governo. Ciò non vuol dire pensarsi come autosufficienti. Il PD si impegna al dialogo con tutte le forze di opposizione in Consiglio regionale per costruire una piattaforma programmatica ed iniziative condivise. Lavoreremo affinché alle prossime elezioni amministrative si costruiscano, sulla base di una reale condivisione programmatica, nuove alleanze, che uniscano tutte le forze democratiche moderate riformiste e progressiste, compresa l’UDC. Le elezioni amministrative della prossima primavera dovranno essere il banco di prova di una nuova larga e durevole alleanza riformista per l’Abruzzo, di cui il PD si candida ad essere punto di riferimento centrale.

Nessun commento: