mercoledì 1 ottobre 2008

AGENDA ABRUZZO 2008/2013. Manifesto programmatico del PD Abruzzo

AGENDA ABRUZZO 2008/2013

Manifesto programmatico del Partito Democratico d’Abruzzo

La politica abruzzese in questi mesi sta andando a velocità vertiginosa, come avviene in tutte le fasi di crisi e di cambiamento. La grave crisi istituzionale e politica che si è aperta il 14 luglio 2008 è in realtà il punto di arrivo di un sempre maggiore distacco tra esigenze della nuova fase di sviluppo dell’Abruzzo e risposta inadeguata delle classi dirigenti.
La crisi dell’Abruzzo non è riducibile alla sola questione morale, pure presente, ma è una crisi di classi dirigenti. Il centrosinistra, insieme con le forze sociali ed imprenditoriali abruzzesi, aveva saputo traghettare l’Abruzzo fuori dal guado della transizione da regione assistita a regione competitiva. Dopo il ‘98, con l’ingresso dell’Euro, conclusasi la fase del regime transitorio di fuoriuscita dall’obiettivo 2, l’Abruzzo aveva bisogno di un salto di qualità, di avviare una terza fase della sua crescita. Cosa che non è avvenuta; se negli anni novanta, l’Abruzzo era la regione che cresceva di più nel centrosud, avvicinandosi alle posizioni delle regionali centrali per standard di crescita, nell’ultimo decennio invece è diventata una delle regioni che cresce meno, perdendo posizioni.
Il fatto è che con l’inizio del nuovo secolo l’Abruzzo avrebbe avuto bisogno di una nuova classe dirigente regionalista. Bisognava passare dalla filosofia dell’utilizzo discrezionale delle risorse pubbliche, che in passato ha anche prodotto crescita e sviluppo, pur se distorto, dalla filosofia dell’intermediazione amicale tra politica ed interessi, tra interessi pubblici e soggetti economici, alla filosofia della programmazione intelligente delle risorse, alla capacità della politica di fare sistema tra i territori, promuove servizi pubblici efficienti, favorire la crescita del capitale umano. Questo salto non è avvenuto. Nessuno dei governi regionali che si sono succeduti sono stati capaci di affrontare i nodi delle riforme strutturali di cui l’Abruzzo aveva necessità. A partire da quella del sistema sanitario, che assorbe l’80% delle risorse regionali, impedendo politiche di sviluppo adeguate e la creazione di un sistema di servizi socio-assistenziali moderni.
Ora siamo già in un'altra fase.
La riflessione su ciò che è stato deve insegnarci gli errori da non ripetere, ma il 30 novembre siamo già chiamati a scegliere il futuro. La difficoltà, ma è qui la nostra sfida, è spostare in avanti la discussione, evitare un confronto con la testa rivolta al passato, ad un passato anche recente, ma che già appartiene ad un’altra era politica dell’Abruzzo. Siamo consapevoli che se l’Abruzzo non crea le condizioni per avvicinarsi alle regioni europee più avanzate di analoghe dimensioni nei prossimi 5 anni, rischia di tornare drammaticamente indietro. La sfida per la classe dirigente abruzzese è darsi una missione condivisa, dare un senso all’impegno delle imprese, dei lavoratori, dei vari attori sociali ed economici della regione. Ed è questo il compito precipuo della politica.
Tre sono gli assi per l’Agenda abruzzese: creazione di un welfare state per le persone moderno, a partire da una profonda e radicale rottura con il passato sistema sanitario regionale; crescita ed internazionalizzazione delle imprese abruzzesi, attraverso politiche di sostegno per l’innovazione e la ricerca; fare dell’Abruzzo una regione protagonista nella sostenibilità ecologica, creare un sistema infrastrutturale moderno ed efficiente, sostenibile sotto il profilo ambientale.
Il Partito Democratico è nato in Abruzzo il 14 ottobre 2007 per avviare una nuova stagione della politica regionale. Una nuova stagione della programmazione, in primo luogo, affinché l’Ente regione torni a svolgere la sua funzione di legislatore e di programmatore dello sviluppo, riformando i sistemi che è necessario cambiare: all’Abruzzo serve una legge quadro per la ricerca e l’innovazione, una nuova legge quadro sul lavoro, sulle attività produttive, sul diritto allo studio.
Una nuova stagione della regione, che torni ad essere comunità condivisa che sa e può riconoscersi nella Regione come Istituzione.
Immaginiamo l’Abruzzo REGIONE URBANA diffusa, in cui siano esaltate le vocazioni di sistema dei territori. Immaginiamo una Regione dove viga la trasparenza del mercato, l’effettività della concorrenza e della competizione, dove il rapporto tra pubblico e privato sia regolato da contratti chiari e codificati, sulla base di principi di legalità e di tutela dell’interesse generale dei cittadini, ove i servizi di rilevanza pubblica siano affidati a terzi, pubblici o privati, attraverso modelli europei di competizione e di trasparenza.
Vogliamo ripristinare un senso etico della vita pubblica nelle istituzioni, ma anche tra gli operatori economici, perché ciascun attore pubblico e sociale, economico e istituzionale, sappia di concorrere al bene della comunità.
Immaginiamo un Abruzzo moderno, che affidi il suo futuro alla ricerca, l’innovazione, le competenze, l’elevamento del capitale umano.
Immaginiamo un Abruzzo delle oltre 125 mila imprese attive, capace di accompagnarne la nascita e la crescita dimensionale e competitiva.
Crediamo nel valore del metodo della concertazione, come strumento di condivisione delle scelte che riguardano lo sviluppo dei territori e della regione, tra governo regionale, sindacati e imprese; tra Regione ed enti locali, forze associative, organizzazioni del terzo settore.
Il Partito Democratico è nato in Abruzzo per riformare la politica. Ridurremo i costi della politica e il peso della burocrazia, tagliando gli enti inutili e conservando solo quelli che possono svolgere un’effettiva funzione al servizio delle collettività con efficacia ed economicità. Porremo fine alla pratica dei manager degli enti e dei direttori delle Asl di nomina fiduciaria da parte della politica. Le nomine di manager e direttori di enti pubblici che svolgono servizi essenziali per le persone e per la collettività saranno sottoposte a criteri di rigoroso accertamento delle capacità e dei meriti, affidandole a procedure imparziali ed indipendenti dalla politica.
Vogliamo costruire l’Abruzzo del nuovo secolo, e farlo con le tante energie e risorse di cui i nostri territori sono ricchi: la vitalità delle piccole e medie imprese, le famiglie, l’impegno e lo spirito solidaristico dei nostri lavoratori, la forza e la generosità del volontariato, l’associazionismo ed il terzo settore.


1° ASSE: IMPRESE, COMPETITIVITA’, CRESCITA.

Secondo il recente studio del Cresa, negli ultimi dieci anni il divario tra la regione Abruzzo e le regioni europee è tornato a crescere, l’Abruzzo ha perso 20 punti a fronte dei 17 dell’Italia (fatto cento l’indicatore di sviluppo della media delle regioni europee, l’Abruzzo era a 104 nel 1995, ed è sceso a 95 nel 2005).
La diminuzione del Pil per unità di lavoro ci dice che in questi anni è diminuita la produttività ed anche la qualità del lavoro. Tutte le analisi sull’Abruzzo ci dicono che il problema fondamentale della nostra economia è la sua bassa produttività, e questo dipende dalla scarsa capacità del sistema di capitalizzarsi, di investire sulla formazione, l’innovazione, la ricerca e lo sviluppo. Il 90% delle imprese ha meno di 10 dipendenti, il 97% meno di 50. Il problema principale del nostro sistema imprenditoriale, pur vivace e vitale, è la sua fragilità con cui dobbiamo fare i conti.
L’occupazione aumenta a fronte di un’economia che non cresce, ma è aumento della flessibilità e della precarietà, del fenomeno di emersione del lavoro nero e irregolare. I dati dei centri per l’impiego ci segnalano che ormai tre nuove assunzioni su quattro sono a tempo determinato, con il rischio di creare una generazione di abruzzesi abituati a vivere nell’incertezza del proprio futuro, privi di una prospettiva sicura di crescita professionale, di stabilizzazione delle relazioni famigliari e sociali.
I dati più recenti infine indicano che l’economia abruzzese è in una fase di ristagno. Ciò non dipende dal destino cinico e baro, o dalla internazionalizzazione dei mercati, ma dalla debolezza dei fattori di sviluppo del Paese e della nostra regione. Senza dimenticare il contesto economico mondiale di crisi finanziaria e i segnali preoccupanti di recessione per la economia internazionale e italiana, che certo non aiuteranno l’Abruzzo ad uscire dalle sue difficoltà, senza una politica adeguata di intervento a sostegno della crescita.
Occorre quindi una strategia per lo sviluppo. Dobbiamo aggredire con determinazione i nodi che frenano la crescita, favorire la capacità di investimento delle imprese, metterle nelle condizioni di poter competere nei mercati internazionali, non attraverso le agevolazioni e i sussidi, o mediante la protezione dalla concorrenza che è pura illusione, ma attraverso la crescita dei livelli di competitività e di innovazione. Occorrono sistemi territoriali competitivi, perché le imprese da sole non ce la fanno, hanno bisogno di fare sistema tra di loro e di allearsi con i territori, con istituzioni funzionanti, scuole, università e agenzie formative amiche dello sviluppo e della crescita della conoscenza, hanno bisogno di servizi locali efficienti ed economici, contesti sociali favorevoli contrassegnati da alti livelli di coesione e di inclusività.
Questi sono gli obiettivi strategici che individuiamo per far ripartire l’Abruzzo e per farlo entrare nel novero delle regioni più avanzate nel campo della futura economia della conoscenza:

1. FISCALITA’. Oggi il principale fattore di ostacolo all’insediamento e alla crescita delle imprese nella nostra regione è dato dall’eccessivo livello della fiscalità; se vogliamo ridurre le aliquote fiscali che oggi gravano sulle imprese, che sono vincolate fino al 2010 per coprire parte del debito sanitario regionale, serve rendere ancora più rigoroso e severo il piano di rientro dei debiti del sistema sanitario ed una politica di tagli alla spesa pubblica regionale, intervenendo sulla maggiore efficienza ed economicità degli apparati pubblici, sui tagli agli sprechi e alla riduzione degli enti pubblici, tagliando quelli non funzionali.

2. PROGRAMMAZIONE OTTIMALE DELLE RISORSE. Data la scarsità di risorse di cui la nostra regione disporrà nei prossimi anni, a causa dell’enorme debito regionale, occorre non perdere l’occasione rappresentata dalla programmazione dei nuovi fondi europei e dei fondi FAS stanziati dalla Finanziaria. L’utilizzo di questi fondi va indirizzata e concentrata su pochi macro obiettivi strategici, che sono quelli che possono determinare una crescita dei vantaggi competitivi per le imprese e il rilancio dello sviluppo, riducendo le diseconomie presenti nei nostri territori. I macro obiettivi su cui lavorare sono: A) MOBILITA’ ED INFRASTRUTTURE B) ACQUA E RIFIUTI: ammodernamento, messa in efficienza e potenziamento della rete idrica regionale; creazione di un efficace e moderno sistema di smaltimento e riciclaggio dei rifiuti C) RICERCA, investendo su progetti quali quello del Campus della Val di Sangro D) ENERGIA, la riconversione ecologica dell’economia abruzzese, la ricerca e l’investimento nelle fonti pulite e rinnovabili (sole, vento, fotovoltaico, ecc.), i progetti di efficienza energetica per aziende e imprese ( l’8 per mille delle imprese abruzzesi investe in tali progetti, un dato sopra la media nazionale, più di Emilia Romagna e Lombardia) può essere una grande occasione di sviluppo e di creazione di lavoro per la nostra regione E)BONIFICA DEI SITI INQUINANTI

3. POTENZIAMENTO DELLE INFRASTRUTTURE: occorre un quadro condiviso di opere pubbliche strategiche da realizzare nei prossimi dieci anni per la modernizzazione della rete infrastrutturale regionale. Riteniamo si debba ripartire dall’intesa raggiunta tra il Ministro Di Pietro e la Regione Abruzzo , e dal piano quinquennale Anas. Attuare il federalismo infrastrutturale con società di scopo tra Regione ed Anas per la realizzazione della pedemontana Abruzzo – Marche e di altre opere strategiche. Bisogna inoltre puntare sulle infrastrutture immateriali, che in tempi più rapidi possono contribuire a rendere più competitivi i territori abruzzesi, e a ridurre i divari tra zone più sviluppate e aree interne, con una massiccia diffusione delle nuove tecnologie dell’informazione (internet, Ibs, e governement).

4. CRESCITA ED INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE. Occorre una Regione amica delle imprese, che ne accompagni il processo di nascita e di sviluppo. La questione principale da affrontare in Abruzzo è favorire la crescita dimensionale, la capacità competitiva e la internazionalizzazione delle PMI. A tal fine servono politiche mirate: A)una legge sull’innovazione e la ricerca che fornisca strumenti per favorire i processi di innovazione ricerca e sviluppo delle piccole imprese; B) politiche per le produzioni di distretto e di filiera, con l’istituzione di bond di distretto o di filiera , fondi di investimento e di garanzia finalizzati esclusivamente ad accrescere gli investimenti in ricerca ed innovazione da parte di imprese di un preciso distretto o filiera produttiva abruzzese, attraverso soprattutto la canalizzazione dei risparmi locali; C) politiche per l’accesso al credito con la attivazione di prestiti partecipativi e la partecipazione al capitale di rischio; D) politiche di promozione commerciale dei prodotti abruzzesi, per diffondere il Marchio Abruzzo nel mondo.

5. INVESTIRE NEL CAPITALE UMANO. Investire in capitale umano, ricerca e innovazione è la leva più importante per favorire l’internazionalizzazione e la competitività delle imprese. Servono competenze scientifiche, cultura dell’innovazione, qualifiche trasversali. Bisogna promuovere una rete di saperi multidisciplinari sapendo di cosa hanno bisogno le imprese, attraverso l’analisi dei fabbisogni delle economie territoriali e dei sistemi di imprese. Occorre che le istituzioni sappiano organizzare filiere, sistemi territoriali tra imprese, scuole, sistema universitario, operatori della formazione professione capaci di coordinare le politiche formative, l’orientamento e l’inserimento nel mondo lavorativo. Bisogna sviluppare nella nostra regione la Formazione tecnica di livello superiore e universitario d’eccellenza, come strumento cardine per fornire al sistema economico le competenze di cui le imprese necessitano. Infine, l’Abruzzo spende in ricerca e sviluppo meno dell’1%, a fronte della media italiana dell’ 1,5%, e di una media UE del 2,5%. Questo differenziale va assolutamente ridotto nei prossimi anni con politiche e scelte coraggiose.

6. MODERNIZZARE L’ISTITUZIONE REGIONALE. L’altro grande pilastro della competitivita del sistema territoriale è quello della “governance”, intesa nel senso di snellimento delle funzioni amministrative della pubblica amministrazione, rinunciando a quelle orientate alla intermediazione della spesa ed alla produzione di beni pubblici non essenziali, per concentrarsi sulle funzioni di intelligence, di indirizzo politico, di coordinamento e poi di controllo e valutazione, che sono centrali alla buona realizzazione dei programmi di sviluppo. La funzione precipua della governance è quella di stabilire le regole del gioco e gli indirizzi di governo e di farle rispettare, cioè di regolare i rapporti economici sociali e politici. In secondo luogo essa è gestione del settore pubblico. La buona governance del settore pubblico richiede una amministrazione snella che segua il principio della “accountability”, cioè sia responsabile e dia conto del proprio operato; le cui attività siano trasparenti e non burocratiche ed incomprensibili per il cittadino; che sia efficiente, nel senso che sia in grado di stabilire un buon rapporto tra valore prodotto e costo per la comunità. Queste caratteristiche richiedono alla pubblica amministrazione di rispettare regole di gestione del settore pubblico basate sul controllo di efficienza, monitoraggio valutazione e verifica presso il consumatore che paga e fruisce dei servizi. Per una buona governance è necessario che la sua attività consenta la partecipazione dei cittadini singoli ed associati alle scelte di indirizzo e soprattutto a quelle operative. Il rispetto di queste caratteristiche di governance dà alla PA la legittimità di produttore di beni pubblici essenziali. Le Regioni europee più prospere hanno seguito questa governance del settore pubblico e su di essa è fondata la trasformazione delle regioni del centro-nord; la correlazione tra questa concezione della governance e la competitività del sistema economico e sociale è forte, e si trasmette attraverso policy chiare, focalizzate ed efficienti; ma anche attraverso meccanismi di mercato concorrenziali tra istituzioni che non permettono di sviluppare rendite improprie, e altre inefficienze a spese del cittadino. Queste riforme obbligano a ridurre le aree dell’intervento pubblico, a fondarlo il più possibile su strumenti automatici privi di discrezionalità. Al tempo stesso richiedono di concepire e valorizzare maggiormente il ruolo delle politiche pubbliche che è quello di dare indirizzi politici, coordinare e stimolare comportamenti ed attività che vanno realizzate dal settore privato o comunque con modalità fortemente ispirate al mercato che ne è arbitro e regolatore in qualità e quantità. La collaborazione con il settore privato va conseguentemente fondata sulla partecipazione al disegno comune e non su incentivi i cui benefici si annullano, per gli aggravi di costo, dovuto al complesso apparato burocratico dei processi amministrativi di concessione, erogazione e controllo.
Proponiamo in questa direzione una radicale semplificazione degli strumenti operativi, con la creazione di un’unica Agenzia che si occupi di attrazione degli investimenti, e l’incentivazione dell’associazionismo degli enti locali, in particolare per la gestione associata degli sportelli unici per le attività produttive. In generale serve una decisa riduzione degli enti strumentali, per limitarli a non più di 4 o 5 enti per le funzioni essenziali di programmazione dello sviluppo economico e sociale, continuando sulla strada già intrapresa dalla Giunta regionale della riduzione degli Ato sia per la gestione dei rifiuti, sia per il ciclo idrico integrato. In prospettiva, vogliamo lavorare perché entro il 2013 si arrivi ad un’ulteriore riunificazione degli ambiti ottimali e ad una drastica semplificazione degli enti strumentali. Basta un solo Ato per la gestione dell’acqua, una sola agenzia regionale per la casa con il trasferimento delle competenze degli Ater ai comuni, possiamo ridurre il numero delle Asl, per arrivare a tagliare circa 40 enti inutili.

2° ASSE: WELFARE PER LE PERSONE
Vogliamo creare in Abruzzo un moderno welfare per le persone a dimensione regionale, un welfare della solidarietà e della cittadinanza attiva, capace di sostenere ed affiancare le persone nel loro percorso di nascita, formazione, lavoro, crescita professionale, invecchiamento. Siamo consapevoli che il nuovo assetto regionalista, il processo di federalismo fiscale che sarà avviato con le riforme in discussione sul piano nazionale, determinano una sempre maggiore competenza delle regioni in questo campo, e non vogliamo trovarci impreparati. Un Welfare imperniato su politiche attive di intervento, sulla valorizzazione del ruolo del terzo settore, della cooperazione, del volontariato, capace di mettere in campo servizi mirati per le persone, non solo è una garanzia di solidarietà e di diffusione di una cittadinanza consapevole, ma è anche un formidabile volano di crescita economica, di contrasto della povertà e di opportunità di lavoro.
E’ evidente che in Abruzzo non sarà possibile creare un moderno welfare per le persone se prima non mettiamo mano alla riforma strutturale del sistema sanitario regionale, abbattendo il debito accumulato, per liberare risorse e creare le condizioni di una sanità regionale efficiente e funzionale alla tutela effettiva del diritto alla salute.
Il centrosinistra, in questi anni, dopo la vittoria delle elezioni del 2005, ha trovato nella sanità regionale un Sistema senza regole nel pubblico e nel privato, con indirizzi delle leggi e delle intese Stato- Regioni disattesi e inapplicati, un Osservatorio epidemiologico non messo nelle condizioni di funzionare per scarsità di risorse e personale. La prima necessità è stata quella di verificare la reale dimensione del debito, che è emerso essere superiore di tre volte a quello dichiarato, per un ammontare di circa 1,4 milioni di euro. Molto è stato fatto per affrontare questa drammatica situazione. Sono state ristabilite le regole per il pubblico e con il privato, con accertamenti veri e rigorosi che hanno portato all’individuazione di 118 milioni di somme non dovute da parte delle Asl, di cui 60 nei confronti di un solo gruppo privato. E’ stata approvata la Legge n. 6 del 2007 per stabilire i criteri di appropriatezza dei ricoveri e per i regimi alternativi al ricovero, con l’obiettivo di portare il tasso di ricoveri dell’Abruzzo che oggi è del 250 per mille alla media nazionale di 149. Così come la legge sulle autorizzazioni e gli accreditamenti, per dare regole chiare rispetto alla garanzia della qualità dei livelli di assistenza.
E’ stato varato il Piano di riordino della spesa ospedaliera con l’obiettivo di ridurre, come stabilito dalle norme nazionali, dal 5,5 per mille al 4,5 per mille il numero dei posti letto per abitante. Contestualmente al Piano di riordino, sono state approvate le linee guida del Piano Sanitario.
Il nuovo Governo regionale dovrà proseguire su questa linea già tracciata, sapendo che altre scelte difficili dovranno essere compiute per rendere più rigoroso e accelerare il processo di risanamento del sistema sanitario regionale. Non basta infatti ristabilire regole severe e chiare per ciò che riguarda il rapporto pubblico-privato, dato che gran parte del debito è comunque legato agli sprechi e alle inefficienze del sistema ospedaliero pubblico e al tasso eccessivo di ospedalizzazione. Solo quindi con scelte nette, sarà possibile liberare le risorse necessarie per una profonda ristrutturazione della sanità regionale, in direzione della qualità delle prestazioni e dell’assistenza, del rispetto dei livelli essenziali di assistenza, dell’efficienza e dell’efficacia. E’ quindi ineludibile intervenire sul nodo del ripensamento del ruolo degli ospedali pubblici, con l’aziendalizzazione degli ospedali maggiori e la riconversione dei piccoli ospedali. Il sistema ospedaliero abruzzese deve puntare sull’eccellenza, in campo scientifico, medico-sanitario, tecnologico. Solo così daremo un’assistenza di qualità a chi ne ha bisogno, ridurremo il fenomeno di chi deve andare in altre regioni o persino all’estero per curarsi dalle malattie più gravi, libereremo le risorse necessarie per sviluppare i servizi sul territorio, l’assistenza domiciliare integrata, i distretti di base.
Questi sono i presupposti per l’attuazione del Piano sanitario regionale 2008-2010 che dovrà essere attuato dal nuovo governo regionale, secondo i seguenti obiettivi strategici:
· il potenziamento dell’offerta dei servizi territoriali da realizzarsi attraverso il progressivo spostamento di risorse economico-finanziarie dal macrolivello ospedaliero e con la riorganizzazione dell’assetto distrettuale;
· la ridefinizione dell’offerta ospedaliera orientata all’appropriata e tecnologicamente avanzata assistenza al paziente acuto e alla garanzia delle situazioni di emergenza- urgenza;
· il potenziamento dei servizi e degli interventi di prevenzione individuale e collettiva;
· la valorizzazione dell’intero sistema delle cure primarie, anche attraverso la promozione delle forme evolute di associazionismo medico (Unità Territoriali di Assistenza Primaria , Casa della salute, ecc.);
la sostenibilità economica del sistema a garanzia dei livelli essenziali di assistenza, attraverso una forte politica di responsabilizzazione dei generatori di spesa e una incisiva lotta agli sprechi.
L’altro pilastro di un nuovo welfare regionale è nell’integrazione socio-sanitaria. Entro il 31 dicembre dovrà essere ridotto il numero degli ambiti sociali, per farli coincidere con il numero e l’articolazione territoriale dei distretti sanitari di base; l’identità territoriale è il presupposto infatti indispensabile di una reale integrazione, non solo proclamata, tra politiche di intervento sociale e politiche di assistenza sanitaria.
Bisognerà inoltre sottoporre a revisione il Piano sociale regionale, per superare i limiti del piano precedentemente approvato con fretta e senza la necessaria condivisione con gli attori sociali e con il territorio. Le linee del nuovo piano dovranno essere la sussidiarietà verticale ed orizzontale, un maggiore protagonismo del terzo settore. Le criticità da affrontare sono; a) l’esistenza di una popolazione molto anziana, circa il 20% della popolazione ha più di 60 anni, con particolare riferimento al problema degli anziani non autosufficienti; b) l’assoluta insufficienza nella nostra regione degli asili nido e dei servizi per l’infanzia e l’adolescenza; c) questi due fattori ostacolano l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro, e determinano il fenomeno assai diffuso della famiglie mono reddito largamente esposte al dramma della povertà; d) la qualità delle prestazioni e quindi la necessità di investire in maniera consistente sulla formazione degli operatori.
Poiché l’integrazione tra politiche sanitarie e politiche di assistenza sociale sono il punto di partenza di un nuovo welfare regionale, proporremo inoltre che sia istituito, nel prossimo governo regionale, un unico Assessorato al Welfare, unendo sanità e politiche sociali.
Infine, il terzo pilastro di un nuovo welfare sono le politiche del lavoro, l’integrazione tra formazione e servizi per l’impiego. Il nuovo modello sociale europeo, proiettato verso l’economia della conoscenza, mette al primo posto la strategia per l’occupazione, la crescita del capitale umano, l’occupabilità per giovani, donne e lavoratori adulti, la diffusione delle competenze. Queste priorità in Abruzzo si pongono con particolare emergenza, a fronte di un tasso di occupazione femminile tra i più bassi in Italia, di un tasso di disoccupazione giovanile al 17% rispetto alla media regionale di poco superiore al 6%.
Proporremo una nuova Legge regionale per il lavoro, che consenta di non disperdere le risorse e una seria programmazione delle risorse comunitarie, da destinare alla creazione di poli di competitività, che a partire dall’analisi dei fabbisogni delle imprese colleghino strumenti operativi e politiche per l’orientamento, la formazione, il tirocinio. Si tratta di mettere in campo veri e propri network, con la partecipazione di banche, fondazioni, università, mondo della ricerca, imprese. In particolare, il tirocinio dovrà diventare lo strumento principe per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.

3° ASSE: I TERRITORI, L’AMBIENTE
Vogliamo fare dell’Abruzzo una regione protagonista nell’era dello sviluppo sostenibile. Per la sua tradizione e per la sua configurazione la nostra regione può svolgere un ruolo leader in questo campo. Siamo convinti che il binomio qualità della vita/qualità dell’ambiente può rappresentare la vocazione fondante dell’identità abruzzese, la sua funzione in chiave europea. La regione Abruzzo ha il primato europeo per quota del territorio coperta da aree protette: un terzo. Questa sua peculiarità, una politica di valorizzazione delle risorse ambientali e della qualità dello sviluppo possono essere anche una grande occasione per attrarre investimenti e programmi comunitari, puntando anche sulla fiscalità agevolata. L’intera strategia per la valorizzazione delle risorse ambientali si nutre di progetti di investimento e azioni di cooperazione che sfruttano le opportunità finanziarie e tematiche offerte dalle iniziative attivate dall’Unione Europea.
Lo sviluppo della progettualità resta uno dei principali obiettivi in tutte le tematiche connesse alle politiche per l’ambiente: dal miglioramento della capacità di progettazione e di governo dei progetti di sviluppo sostenibile e tutela ambientale, al potenziamento delle capacità di ricerca e sviluppo e della produzione di energia rinnovabile, alla valorizzazione delle biodiversità, alla tutela e al ripopolamento faunistico degli animali a rischio, alla promozione dell’educazione ambientale, all’adozione e alla diffusione di costruzioni e tecnologie a basso impatto ambientale, alla salvaguardia idrogeologica e all’ottimizzazione dell’uso delle risorse idriche.

Inoltre, riteniamo che i territori costituiscano una risorsa per lo sviluppo, a patto di migliorarne l’attrattività attraverso politiche adeguate: efficienza ed economicità dei servizi pubblici locali, qualità dell’aria da tutelare con strumenti di monitoraggio, controllo ed intervento, efficienza della gestione dei rifiuti, ottimizzazione delle risorse idriche, disponibilità di energia.

Siamo convinti che il futuro della nostra regione è nell’unire sviluppo economico, insediamenti produttivi e qualità dell’ambiente, dell’aria, del paesaggio, valorizzazione e tutela delle risorse che il territorio esprime, conciliando industria, agricoltura, terziario.

Per queste ragioni, diciamo no all’insediamento del Centro OLI, e agiremo con il nuovo governo regionale per attivare tutte le iniziative opportune e necessarie a tal fine.

Valorizzare i territori significa anche mettere in campo una politica di coesione territoriale, valorizzare le diversità, metterle a rete e a sistema, per fare della regione un unico soggetto di sviluppo.

L’Abruzzo è l’unione di montagna, piccoli comuni, costa, zone interne, città distretto (Avezzano, Sulmona, Giulianova, Ortona, Lanciano, Vasto), città capoluogo e area metropolitana. Ciascuna di queste realtà deve esprimersi nelle sue potenzialità ed interconnettersi con le altre per poter dare vita a quella Regione Urbana diffusa che è l’Abruzzo, che solo in quanto tale, unita e coesa, può essere protagonista dell’economia della conoscenza e sostenibile, protagonista della competizione internazionale e dell’integrazione europea. Regione che a sua volta nella sua unitarietà deve collegarsi ai principali flussi di traffico internazionale delle merci e delle persone, facendone una regione cerniera tra il corridoio tirrenico e l’area adriatica, tra l’Europa continentale, i Balcani e più in generale l’Area Mediterranea, mediante una rete infrastrutturale moderna, efficiente, sostenibile.

Servono politiche ed interventi per i piccoli comuni, con particolare riferimento a quelli montani e delle zone interne, per ridurne l’isolamento, per favorirne l’inserimento nelle dinamiche economiche e culturali regionali, per aggregarli nella gestione dei servizi, al fine di migliorarne la qualità della vita.

Servono politiche urbane per rendere accessibili le città, per accelerarne l’ingresso, per facilitarne l’accoglienza, e per renderne più lenta, più socievole, più aggregante la vita interna, per farne comunità inclusive.

La modernizzazione della rete infrastrutturale è lo snodo decisivo per unire miglioramento della qualità della vita, tutela dell’ambiente, competitività del sistema economico. Il principale problema dell’Abruzzo è da questo punto di vista lo sbilanciamento del suo sistema di trasporti verso il trasporto su gomma, che rappresenta più del 90% del traffico di merci e di passeggeri, con un ingolfamento e sovraccarico della rete stradale. Occorre una drastica “cura del ferro”, con lo sviluppo delle rete ferroviaria, ed un potenziamento della rete portuale, che faccia dei porti abruzzesi un unico sistema integrato, anche attraverso la costituzione di un’Agenzia portuale. Le priorità sono, per il traffico di merci: lo sviluppo della rete portuale; lo sviluppo dell’intermodalità terrestre; l’evoluzione della logistica industriale; per il traffico passeggeri: lo sviluppo del SFMR (Servizio Metropolitano Ferroviario Regionale) coordinato con il Trasporto Pubblico Locale regionale e comunale; il potenziamento e la velocizzazione della rete ferrovieria regionale e della trasversale Pescara-Roma; politiche conseguenti e coordinate di accesso del traffico privato e potenziamento del sistema di parcheggi nelle aree urbane e metropolitane.

Per la qualità dello sviluppo e dell’ambiente della nostra regione è fondamentale l’attuazione del Piano Energetico Regionale recentemente adottato. Negli ultimi dieci anni la produzione di energia elettrica in Abruzzo è aumentata del 60%, grazie in particolare alla crescita dell’offerta di energia da fonti non rinnovabili. La percentuale di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (40% circa) – in particolare, da fonte idroelettrica ed eolica– in Abruzzo è comunque una delle più elevate tra le regioni italiane. Nonostante lo scarso livello di diversificazione delle fonti, l’Abruzzo presenta a livello nazionale primati di innovatività sia nella produzione fotovoltaica che in quella eolica. Quasi completamente assente, e attualmente solo in fase di sperimentazione, è la produzione di energia da biomasse e rifiuti.
Il settore della produzione di energia presenta notevoli opportunità di crescita nel settore delle fonti
alternative di energia (fotovoltaico, eolico, biomasse vegetali e da rifiuti) nell’ottica sia di elevare la quantità di energia disponibile (conseguendo livelli più elevati di autosufficienza e/o di sostituzione delle fonti non rinnovabili) che la sua qualità sulla strada di uno sviluppo maggiormente sostenibile.
Una maggiore autosufficienza energetica avrebbe ricadute positive anche sulla competitività del sistema produttivo regionale.


I DIECI OBIETTIVI STRATEGICI

1. ACCOMPAGNARE LA NASCITA E LA CRESCITA DELLE IMPRESE. UNA LEGGE REGIONALE PER LA RICERCA E L’INNOVAZIONE.
Vogliamo accompagnare la nascita e la crescita delle imprese della nostra regione. E’ necessario approvare una legge quadro per la ricerca e l’innovazione, mettere in campo politiche per l’accesso al credito, per la promozione del Marchio Abruzzo. Attraverso la crescita dimensionale, l’internazionalizzazione, l’innovazione di processo e di prodotto delle nostre imprese possiamo far crescere il tasso di competitività del nostro sistema produttivo.
2. PORTARE IL TASSO DI OCCUPAZIONE ABRUZZESE DAL 57% AL 70%, SECONDO IL PIANO DI LISBONA.
Dobbiamo far crescere soprattutto l’occupazione femminile, particolarmente bassa, attraverso leggi ed incentivi ad hoc delle imprese che assumono donne, politiche che consentano di conciliare cura famigliare e lavoro, aumentando il numero degli asili nido e i servizi per le famiglia, l’assistenza degli anziani. Punteremo sul tirocinio, d’intesa con il sistema imprenditoriale, come strumento fondamentale per l’inserimento dei giovani, mediante accordi tra imprese, scuole e università da incentivare con una nuova Legge regionale sul lavoro.
3. ISTITUIRE UN’AGENZIA UNICA PER LO SVILUPPO E L’ATTRAZIONE DEGLI INVESTIMENTI.
Occorre superare l’attuale situazione di frammentazione di strumenti ed enti che si occupano di politiche di sviluppo e di insediamento produttivo, a fronte della mancanza di uno strumento che si occupi realmente di attrazione degli investimenti e di marketing territoriale. Proponiamo di superare i consorzi industriali, attribuendone le competenze alle Province e ai Comuni, puntare sull’associazionismo spontaneo tra gli enti locali sul modello dei patti territoriali, superando così anche l’esperienza dei distretti, e costituire un’unica Agenzia per lo sviluppo, con competenza sulle politiche di attrazione degli investimenti e di coordinamento delle politiche dello sviluppo territoriale.
4. CONSENTIRE ALLE GIOVANI COPPIE DI REALIZZARE CASE DI PROPRIETA’.
La mancanza di case, le ristrettezze e l’inaccessibilità del mercato dell’affitto sono un problema molto sentito dagli abruzzesi ed in particolare per le giovani coppie. In Abruzzo mancano 10 mila abitazioni per soddisfare i bisogni della nostra popolazione. Proponiamo una legge per l’autocostruzione delle case di proprietà. La Regione e i Comuni interessati concedono a titolo gratuito il diritto di superficie su aree in cui realizzare alloggi da destinare a nuclei famigliari, privi di case di proprietà ovvero in usufrutto, uso o abitazione. Non solo, gli enti provvederanno a predisporre a proprie spese anche i progetti esecutivi per la costruzione di fabbricati, agendo da “stazioni appaltanti”, e a svolgere un’opera di sensibilizzazione e intermediazione presso istituti bancari che risulteranno interessati all’iniziativa.
5. RIDURRE LE ALIQUOTE FISCALI, ATTRAVERSO LA RIDUZIONE DELLE ADDIZIONALI ENTRO IL 2010
Oggi il principale fattore di ostacolo all’insediamento di imprese nella nostra regione e di fuga degli investimenti è rappresentato dall’eccessivo livello dell’imposizione fiscale della nostra regione, a causa delle addizionali sulle aliquote fiscali che vanno a coprire il debito sanitario regionale. Ci proponiamo di ridurre le addizionali sulle aliquote fiscali entro il 2010 attraverso l’accelerazione, la verifica rigorosa sugli obiettivi del piano di rientro del debito sanitario e attraverso una politica drastica di contenimento e riduzione della spesa pubblica regionale, a partire dall’eliminazione degli enti regionali inutili ed il mantenimento esclusivamente di quelli che operano secondo efficacia ed economicità e ricoprono funzioni effettivamente essenziali per lo sviluppo regionale e l’interesse dei cittadini.
6. RIFORMARE LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, PER REALIZZARE UNA REGIONE VICINA E FACILE. RIDURRE A NON + DI 5 GLI ENTI STRUMENTALI REGIONALI, ABOLIRNE CIRCA 40.
Occorre un forte snellimento delle procedure della pubblica amministrazione regionale e locale, con la diffusione e il funzionamento a pieno regime dei SUAP(sportelli unici per le attività produttive), l’informatizzazione degli uffici. Vogliamo portare a compimento il processo di decentramento delle funzioni e delle competenze, secondo il modello di una Regione che legifera e programma, e gli Enti locali che gestiscono ed amministrano. Vogliamo eliminare in cinque anni circa 40 enti inutili, ridurre a non più di 5 i grandi enti strumentali regionali, limitandoli alle funzioni di programmazione regionale essenziali.
7. MODERNIZZARE LA RETE INFRASTRUTTURALE, CON UNA “CURA DEL FERRO”. APPROVARE IL PIANO DEI TRASPORTI.
Pensiamo ad una legge obiettivo regionale per realizzare le infrastrutture essenziali di cui la nostra regione ha bisogno nei prossimi 5 anni. La nostra regione ha bisogno di spostare massicciamente il trasporto di passeggeri e merci dalla gomma al ferro, con il potenziamento e l’accelerazione della linea ferroviaria Pescara-Roma, la realizzazione della SFMR, con lo sviluppo dell’intermodalità ed il coordinamento con il trasporto pubblico locale. A tal fine è necessario approvare finalmente il Piano regionale dei trasporti. Occorre puntare infine sul potenziamento ed il coordinamenro del sistema portuale, con la creazione di un’Agenzia portuale.
8. FARE DELL’ABRUZZO UNA MODERNA ECONOMIA DELLA CONOSCENZA: PIU’ SAPERE, PIU’ OPPORTUNITA’. ISTITUIREMO UN PRESTITO D’ONORE PER GLI STUDENTI. AUMENTEREMO LE BORSE DI STUDIO ED IL NUMERO DI LAUREATI.
La sfida del futuro per l’Abruzzo è entrare a pieno titolo nell’economia della conoscenza, costruire un welfare del sapere. Approveremo una nuova Legge regionale per il diritto allo studio, con l’obiettivo di raddoppiare le borse di studio e istituire un prestito d’onore per gli studenti con cui finanziare le spese per gli studi universitari, per master o scuole di specializzazione. Vogliamo far crescere il numero di laureati, fino alla percentuale sulla popolazione pari a quella media delle regioni più avanzate. Puntiamo inoltre sulla nascita di un sistema di Formazione Tecnica Superiore, all’aumento del numero di lavoratori adulti coinvolti nella formazione continua e permanente.
9. ATTUARE IL PIANO SANITARIO 2008-2010. UN ASSESSORATO AL WELFARE PER INTEGRARE SOCIALE E SANITA’.
Per realizzare una riforma strutturale del sistema sanitario occorre completare e accelerare il Piano di rientro dai debiti, affrontare il nodo della riconversione dei piccoli ospedali, attuare l’integrazione socio-sanitaria con la riduzione del numero di ambiti sociali e la loro coincidenza con i distretti sanitari di base. Vogliamo puntare sull’eccellenza nel campo ospedaliero, e sul potenziamento dei servizi sul territorio e dei distretti di base. Proponiamo un unico Assessorato al Welfare, che unisca politiche sanitarie e politiche sociali.
10. ATTUARE IL PIANO ENERGETICO REGIONALE E IL PIANO RIFIUTI. FARE DELL’ABRUZZO UN PROTAGONISTA DELL’ECONOMIA SOSTENIBILE.
Vogliamo fare della qualità dell’ambiente la funzione europea della regione Abruzzo, armonizzando politiche di sviluppo per gli insediamenti produttivi e qualità dell’aria, dei paesaggi, dei territori. Per questo diciamo no al Centro Oli. Per questo vogliamo puntare sull’ottimizzazione del ciclo idrico, sul controllo e sul monitoraggio della qualità dell’aria, vogliamo dare attuazione al Piano dei rifiuti per superare le attuali criticità del nostro sistema. E’ infine decisivo per la competitività dell’economia abruzzese, accrescerne il grado di autosufficienza energetica con l’attuazione del Piano regionale.

I DIECI PUNTI DEL PATTO ETICO
Proponiamo a tutte le forze di centro-sinistra, alla nuova larga e durevole alleanza che vogliamo costruire un “decalogo”, da discutere insieme, per un Patto Etico che assicuri trasparenza, legalità, affidabilità delle classi dirigenti regionali.

1. Il futuro Governo regionale affiderà tutti i servizi pubblici a rilevanza regionale mediante gare ad evidenza pubblica.

2. La scelta dei Direttori generali, dei Direttori amministrativi e dei Direttori sanitari deve essere depoliticizzata e sottratta alla discrezionalità della politica, per essere affidata ad una selezione imparziale ed oggettiva esclusivamente secondo criteri di capacità e di merito. Proponiamo che la loro nomina sia affidata ad una procedura di valutazione e di designazione da parte del Consiglio dei Sanitari, effettuata sulla base dei curricula, fermo restando il potere di nomina da parte del Presidente della Giunta regionale come stabilito dalla legge.

3. Stabiliremo che gli amministratori delle società pubbliche o miste di nomina regionale non percepiscano indennità nel primo anno di attività. L’indennità sarà fissata ed erogata dopo il primo esercizio, a Bilancio consuntivo approvato, sulla base dei risultati ottenuti, giudicati da un Nucleo di Valutazione composto dai presidenti regionali degli Ordini professionali.

4. Vogliamo ridurre le indennità dei consiglieri regionali, e restituire alla loro funzione il valore di servizio alla collettività disinteressato e generoso. Riteniamo che le indennità dei consiglieri non debbano essere più parametrate alla condizione del magistrato di Cassazione, ma a quella dei Presidenti di Provincia e dei Sindaci dei Comuni capoluogo.

5. Tutti i consiglieri regionali saranno obbligati ogni tre mesi a rendicontare quanto hanno fatto per il territorio e per la regione, quante leggi regionali innovative hanno presentato, quanti provvedimenti hanno proposto per l’interesse generale della comunità, mediante la convocazione di Assemblee pubbliche aperte a tutti i cittadini, presso la sala della Provincia di appartenenza. Stabiliremo per legge penalità per chi non adempie tale obbligo, dalla riduzione proporzionale della indennità alla sanzione mediante biasimo nella prima seduta utile del Consiglio, fino alla non ricandidabilità.

6. Introdurremo nella legge elettorale regionale il limite di due legislature consecutive per la ricandidabilità dei consiglieri regionali, come avviene per i Sindaci e i Presidenti di Provincia.

7. Limiteremo la pratica dei cambi di “casacca” politica e di partito secondo le convenienze, chiedendo l’impegno solenne dei partiti a non candidare nelle proprie liste chi durante la legislatura cambia gruppo consigliare di appartenenza. Per quanto ci riguarda, lo stabiliremo come regola nel nostro Statuto regionale.

8. Proponiamo di vietare per legge, anche con la necessaria modifica dello Statuto della Regione Abruzzo, la costituzione di Gruppi consigliari, che non corrispondano a liste presentate alla competizione elettorale regionale, e quindi di gruppi politici e consigliari non sottoposti al vaglio dei cittadini.

9. Proponiamo di istituire un’Anagrafe patrimoniale degli eletti, degli amministratori e dei dirigenti regionali dei partiti presenti nell’Amministrazione regionale.

10. Stabiliremo l’obbligo tassativo di rendere conoscibili, mediante la pubblicazione sul portale della Regione Abruzzo, tutte le proposte di decisione e le decisioni adottate dal Consiglio, dall’Ente Regione e da tutti gli Enti controllati dalla Regione Abruzzo.

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